13 Maggio 2022: ricordando il primo "riconoscimento ufficiale" dell'Istituto Secolare Orionino
13 maggio 2022: l'Istituto Secolare Orionino ricorda il 25^ anno del suo riconoscimento canonico,da parte del vescovo di Tortona Mons. Martino Canessa.
Invitiamo tutti gli amici a ringraziare, con noi, per questo grande dono, Dio Padre e la Vergine Santissima che, proprio il 13 maggio è festeggiata a Fatima. Ella, per questa coincidenza di data, è la patrona dell'Istituto.
A lei chiediamo di intercedere presso il Figlio suo perché doni nuove e sante vocazioni alla Chiesa e all'Istituto.
Alle ore 21,00 (italiane) le consacrate si uniranno spiritualmente in preghiera.
S. Pasqua 2022
Morì e fu sepolto; il terzo giorno risuscitò dai morti”:
E’ questo il mistero fondamento della fede e della speranza, la pietra d’angolo della nostra vita cristiana.
Santa Pasqua!
Sabato Santo - La Croce : l'abbraccio di Gesù
Volgendo lo sguardo alla Croce riconosciamo che le nostre "strategie di vita"
sono in realtà "logiche di morte"
Venerdì Santo: La croce di Gesù è la nostra "scuola della sofferenza"
Giovedì Santo : La Pasqua inizia dai nostri piedi sporchi
Con il Giovedì Santo comincia il "triduo santo", cioè tre giorni in cui a rallentatore si ripercorre tutto il nocciolo della fede in Cristo.
La giornata di oggi è tradizionalmente conosciuta come la liturgia dell'ultima cena, cioè del momento in cui Gesù istituisce l'Eucarestia.
E' paradossale, però, il fatto che oggi durante la messa "in coena domini" si legga la versione che ne dà l'evangelista Giovanni.
Non ci sono pani spezzati e calici passati di mano in mano, ma si racconta più che altro di piedi lavati e di silenzi imbarazzati. Gesù si inginocchia, dopo essersi cinto le vesti, e lava i piedi ai discepoli. Perché proprio i piedi?
Domenica delle Palme: un'opportunità per riflettere su una comune contraddizione
Giuda vende Gesù, Pietro lo rinnega…
Due discepoli… due amici… due persone che hanno conosciuto, frequentato e condiviso tanto con Gesù, lo hanno visto pregare, lo hanno visto predicare, lo hanno visto fare miracoli, sono stati scelti da Lui, sono stati amati da Lui, ma che nonostante questo… lo vendono e lo tradiscono. Anche noi siamo come quella folla osannante che subito dopo si ritrova a gridare “Crocifiggilo”. E’ questa la contraddizione che ci accomuna e di cui dobbiamo avere contezza.
La passione di Gesù ci insegna che per essere discepoli… per essere cristiani… per essere amici… occorre la fedeltà… occorre esserlo sempre, fino alla fine!
V Domenica di Quaresima - anno C
La pagina evangelica dell’adultera ci ricorda che la vita è continuamente un gioco di specchi: proiettiamo sugli altri le nostre frustrazioni, condanniamo in loro quello che non osiamo vedere in noi.
La donna adultera messa in mezzo diventa la proiezione di tutti i maschi che la circondano, in lei possono vedere tutta la loro incapacità di rimanere fedeli alla Legge. Proiettano su di lei la loro frustrazione, la loro incapacità di essere perseveranti. L’adulterio di questa donna è l’immagine del loro possibile adulterio, del loro essere inevitabilmente infedeli a Dio.
Siamo tutti adulteri, infedeli a noi stessi, alla nostra vocazione, infedeli alla vita, traditori delle relazioni più intime. Cerchiamo continuamente nuovi amanti che possano illuderci con le loro promesse di vita.
La pace del cuore è come delizioso banchetto ma “non v’ha pace per il disonesto”
Un monito davvero forte del nostro Santo per quanti seguono la strada della “disonestà” ossia quella della violenza, del sopruso, dell’ingiustizia, della malvagità
< Non v’ha pace per il disonesto! Egli è disceso nella umiliazione la più degradante: il turbamento siede a tiranno dell’anima sua: i suoi orecchi sono chiusi alla voce del bene: la sua lingua mormora il peccato, il suo sguardo è fuoco che brucia e getta bagliore sinistro.
Non v’ha pace per il disonesto! I sentimenti più nobili e generosi sono sradicati; v’ha una corruzione che del suo puzzo offende il firmamento. Come sospira e come geme ad un tempo il disonesto! Segue il torrente che lo trascina e ne ha rossore, resiste e cede vorrebbe spezzare i suoi lacci e li bacia, somiglia l’inebriato che volendo levarsi dalle braccia del sonno, cento volte solleva il capo e cento volte ricade.
Non v’ha pace per il disonesto! Dio è luce delle anime, è vita e bellezza pel cuore. Quanto più l’uomo a Dio si avvicina, tanto più è illuminato; ma quanto più se ne scosta, tanto più lo circondano le tenebre della morte. Sgraziate lo schiavo dei sensi! una violenza sottentra all’altra, un disordine s’intreccia coll’altro, Satana lo deride, lo deride il secolo. Qua un sentimento, là un sollecito, dove l’infamia, dove la beffa. Somiglia una città presa d’assalto dalla rabbia d’un nemico implacabile e vittorioso!
Non v’ha pace per il disonesto! Da per tutti come il fratricida Caino porta la memoria del suo delitto, e da per tutto ne subisce il castigo. Come Davide ha sempre il suo peccato davanti agli occhi, non per piangerlo, ma per trovarvi il suo giudice e il suo carnefice.
IV Domenica di Quaresima - anno C
Con la parabola del Padre misericordioso, Gesù ci svela il cuore di Dio. Il cuore di un Padre che non dice al figlio scapestrato “Me la pagherai” ma che aspetta, con amore, il suo ritorno e che, vedendolo arrivare da lontano, gli corre incontro preoccupato solo di restituirgli i segni della sua dignità di figlio: il vestito bello, l’anello, i calzari. L’unica cosa che questo Padre ha a cuore è che il figlio sia, con lui, sano e salvo. La sua misericordia è traboccante, incondizionata. La nostra condizione di figli di Dio è frutto dell’amore del cuore del Padre; non dipende dai nostri meriti o dalle nostre azioni, e quindi nessuno può togliercela, neppure il diavolo! Questa parola di Gesù ci incoraggia a non disperare mai. In qualunque situazione della vita, non dobbiamo dimenticare che non smetteremo mai di essere figli di Dio, di essere figli di un Padre che ci ama e attende il nostro ritorno. Anche nelle situazioni più brutte della vita, Dio ci attende, Dio vuole abbracciarci, Dio ci aspetta. (leggi la catechesi di Papa Francesco)
Sentimenti del "nostro" Santo dinanzi alla Passione di Cristo
Ti amo, o Signore!
Gesù!... Gesù!... Gesù!... quanto è soave amarti, o caro Signore! per primo saluto ricevi uno slancio d’amore!
Come il povero cieco sospira la luce, o come l’orfano va cercando l’amore di sua madre - così ho sospirato l’ora del tuo amore, o mio Dio!
Ah ti ho trovato finalmente, o sospiro dell’anima mia!
Ti sei lasciato intenerire dalle desolazioni e dall’abbandono del tuo povero servo:quanto sei grande e buono!
Le tue misericordie sono più immense dei cieli e mi cavano le lagrime abbi sempre misericordia di me tu che sei il Signore!
Il tuo sguardo ha aperto il mio cuore alle tue vampe della tua carità
Benedetto sii tu, o Signore che vi hai accesa una fornace d’amore!
Al tuo foco i miei desideri si son fatti puri come i fiori, come la neve sull’altitudine della montagna!
Ah sento che il cuore cresce e divampa ... ma sei dunque fuoco o Signore?
Tu che mi avvolgi l’anima, e la inabissi in un oceano ardentissimo d’amore? ...
Caro Gesù, quest’oggi voglio un regalo da te: - dammi le tue spine, ché voglio coronare il mio cuore, ho bisogno di soffrire tanto, vivere de’ tuoi dolori, e nel dolore sprigionarti l’amore! ... da ogni ferita di spina esca una gran voce d’amore!
O mio Signore, come sei dolce, quanto è soave amarti!
Ah ti sento ora, sento che mi ami.... oh che fiamma, che luce, oh che vita d’amore sei mai!
Ah Signore, è poco le spine, vieni, o Gesù crocifisso, vieni, o Gesù amore,vieni, e configgi la tua croce nel mio cuore, voglio languire sulle tue ferite, voglio morire d’amore sopra le piaghe del tuo cuore trafitto!
Se la terra conoscesse mai la felicità che è nell’amarti!
Oh! vieni adunque o Signore, vieni, ché non ti abbandonerò mai più!
Alzi pure barriere il mondo, mi serviranno di scala per volare fra le tue braccia.
I turbini della passione faranno, soffiando, la mia fiamma più viva.
O fiori, o stelle, o angeli, - su cantate l’inno eterno dell’amore: dite, dite:
O Dio grande e buono! O amore santo! O Amore! Amore!
(Scritti 61,3)