Sabato, 24 Agosto 2024 21:22

Il "costruire" : una scelta di vita possibile - meditazione di mons. Corrado Lorefice alla Famiglia Carismatica

Contemplando il brano di Lc 6,46-49 contenente la metafora della casa sulla roccia soffermiamoci sul verbo “costruire”.

Sì, perché il “costruire” deve configurarsi come scelta di vita possibile, una concreta presa di posizione di fronte alle sue parole. Non a caso l’immagine della casa “costruita” sulla roccia, nel contesto, è posta  alla fine del discorso di Gesù

Se tu non parli io sono come chi scende nella fossa” dice il salmista.

Non è sufficiente dire “Signore , Signore” e riconoscerlo come tale ma , quelle parole devono essere anima di un’azione concreta, il  presupposto per costruire. Tale  gesto  indica, poi una relazione definitiva e fondante per la vita. Non si costruisce un pagliaio ma una casa. Il costruire è un gesto conseguente all’ascolto. In 1Cor 3, 10 leggiamo: “ Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.  E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia,  l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno.  Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco.

Già nella città terrena il costruire con accuratezza è importante, figurarsi il costruire per il giorno della parusia.

Cristo è il giudice della storia (Mt 25) sia pure un giudice misericordioso, che ritornerà: Avevo fame, sete, ero profugo…l’avete fatto a me.

Il fondamento di ogni discepolato è vivere sotto l’egemonia della parola di Dio contenuta nelle Scritture, del Logos eterno che continua ad incarnarsi. Un’egemonia che non crea schiavitù ma libertà. Un'egemonia essenziale per la vita di ciascuno ma essenziale altresì per la vita della Chiesa.

Dossetti sosteneva che solo la Parola di Dio non corre mai il pericolo di divenire sterile, a differenza di ogni altra mediazione culturale , di ogni tipo di meditazione. Il contatto con la Scrittura deve essere, per ogni cristiano prevalente rispetto a qualsiasi altra scienza , funzione, ruolo o ministero. Deve essere altresì abituale, insistente, intensissimo, decisivo…

In EG n 1: “ La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia. In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni.”

Tutto è vivificato dalla gioia che l’ascolto del Vangelo suscita

Bonhoffer, pastore luterano,lett 1936 arrivò a dichiarare che la sua vita conobbe una radicale trasformazione quando per la prima volta incontrò la Bibbia e il “Discorso della montagna”. Aveva predicato e  visto molto della Chiesa ma, era consapevole, che prima di quel contatto con la Scrittura non poteva dirsi cristiano anche perché dalla predicazione, in fin dei conti, aveva tratto un vantaggio per se stesso.

“Costruire”… come scelta di vita e per la vita, come risposta ad una alleanza offerta, come ascolto di qualità, come primato affettivo ed effettivo della Parola nella nostra vita.

Ma “Casa” dice anche la comunità che si riunisce in quello spazio (1Pt2,3). Il Costruire quindi ,oltre al discepolato personale, pone, altresì, dinanzi alla corresponsabilità ecclesiale.

Va sottolineato che la costruzione non è mai pienamente compiuta, ma è “continua”, si distende nel tempo

La prima azione per costruire è scavare – scendere in basso - approfondire (tutti gesti che richiedono tempo e fatica)

 Sebbene il costruire, in prima battuta, evochi un innalzamento (vedasi come esempio l’episodio della torre di Babele: la costruzione di un tempio di Dio ma non per lui bensì per la gloria umana)la parte più delicata ed importante è  la fondazione della costruzione: il porre le fondamenta sulla roccia o il rinunciare a porle (la contrapposizione tra fare e non fare: Io vi dico ma voi non fate!) Vivere sotto l’egemonia della Parola è strutturante, conformante.

Lo sforzo di scavare richiede tempo ed energia per ciò che non sarà visibile ma che se venisse a mancare determinerebbe la rovina.

In una costruzione “sapiente” si presta attenzione anche a ciò che resterà invisibile. “La dedizione per le fondamenta è fondamentale!” Nelle fondamenta non ci possono essere pietre di scarto.  E la lode e il pianto di gioia nascono non solo dinanzi alla costruzione finita ma anche nel gettare le fondamenta: “Quando i costruttori posero le fondamenta del tempio del SIGNORE, vi si fecero assistere i sacerdoti vestiti dei loro paramenti, con delle trombe, e i Leviti, figli di Asaf, con dei cembali, per lodare il SIGNORE, secondo le direttive date da Davide, re d'Israele. Essi cantavano rispondendosi a vicenda, celebrando e lodando il SIGNORE: «Perché egli è buono, perché la sua bontà verso Israele dura in eterno». E tutto il popolo, gridando di gioia, lodava il SIGNORE, perché si erano poste le fondamenta della casa del SIGNORE. Molti sacerdoti, Leviti e capi famiglia anziani, che avevano visto la prima casa, piangevano ad alta voce mentre si ponevano le fondamenta della nuova casa. Molti altri invece alzavano le loro voci, gridando per la gioia,  al punto che non si poteva distinguere il rumore delle grida di gioia da quello del pianto del popolo; perché il popolo gridava forte, e il rumore si udiva da lontano”(Esdra 3,10-12) 

E nel costruire si diventa anche co-costruttori con Dio. La costruzione sulla “roccia” evoca qualcosa di solido: essa è legata alla figura di Cristo ( 1Cor 10,14)

L’evangelista Matteo (16,18), riportando le parole di Gesù, sottolinea che la comunità è edificata su pietra , su Pietro. Non dimentichiamo che il Signore costruisce anche su ciascuno di noi. Ma noi come costruiamo la nostra vita? E poichè siamo stati chiamati ad una “costruzione spirituale”, abbiamo delle evidenti responsabilità.

Occorre investire tempo e fatica per scavare. E il costruire comincia da un’azione paradossale: la parte più importante si mette giù (fondamenta), è nascosta; fatica e sforzo per l’invisibile! Ma non ci è lecito fermarci alla superficie. Bisogna , poi, costruire fondando sulla persona intera , non sui propri bisogni. Occorre costruire sulla Persona di Gesù, che ha dato tutto se stesso.

Don Orione ci ricorda: Bisogna aver fede! 

“Non edifica quei che vuol gl’imperi su fondamenti fabricar mondani. Ma ben move ruine, ond’egli, oppresso, sol costrutto un sepolcro abbia a se stesso! (Tasso, Gerusalemme liberata I, 25)

Questi versi del Tasso sono la traduzione di «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori» (Sl 127, 1). Il vostro primo impegno mettetelo nella preghiera, nella vita di Dio, nella vita con Dio. Senza Dio non si unifica, non si edifica, ma si disperde, ma si ruina”.