Domenica, 23 Giugno 2024 07:51

XII Domenica del Tempo Ordinario - Anno B "Con chi stare negli alti e bassi della vita"

Scarica il video

E’ sera e Gesù ordina di mettere la barca in mare. E’ un Gesù scomodante. La sera è un tempo di passaggio caratterizzato da una ambivalenza: il passaggio dall’oggi al domani nel tempo di riposo. Al tempo stesso, il passaggio dall’oggi al domani avviene mediante un tempo di sospensione del controllo e del governo del presente . “Attraversiamo l’altra riva” (Mc 4, 35). La traversata con Gesù richiede di lasciare la tua riva sicura, le tue stampelle rassicuranti.

Non dobbiamo imbarcare un Gesù fatto a misura nostra. “Lo presero con sé così com’è era”. (Mc 4, 36). Fare esperienza di Gesù è mettersi sulla strada imprevedibile dell’esodo. Imbarcare Gesù così com’è non è sinonimo di rassicurazione. “Ci fu una grande tempesta” (Mc 4, 37). Nel gioco della vita non esiste un modo di attraversare il mare senza essere colpiti d'improvviso da una bufera. Nessuno è immune. Noi attraversiamo gli errori vissuti, le frustrazioni dovute ai rifiuti subiti, le delusioni dell’amore negato, le piccole gioie, il mare della fragilità nascosta, il senso segreto di inadeguatezza, la ferita di un perdono mai dato o ricevuto, la paura di essere tagliati fuori. Tutte queste tempeste - questi crisi- sono luoghi comuni a tutti gli uomini. Non dobbiamo sprecarli chiudendoci in noi. “Gesù dormiva a poppa” (Mc 4, 38). L’immagine del signore che dorme sul fondo della nave è splendida. Il miglior modo per abitare la tempesta è mollare l’ansia del controllo, rinunciare al governo delle cose. Per godersi il viaggio , che è la vita , dobbiamo imparare a dormire in mezzo alle tempeste (Stella Morra). L’agitazione non coincide necessariamente con il “mettercela tutta”. “Maestro, non t’importa che moriamo” (Mc 4, 38). I discepoli si agitano. Il maestro sa stare tranquillo. La loro paura diventa la tempesta delle tempeste. Temono che al Gesù  non importi nulla  di loro. Sembra che la tranquillità di Gesù li turbi più della tempesta stessa. È tempo di dormire. Di mollare il governo e il Signore dorme. Nell'esperienza di credenti si confonde spesso il silenzio di Dio con la sua assenza. Nel nostro attraversare il mare della vita ci fa bene una sosta sul rapporto tra presenza di Dio e il suo silenzio. Nei racconti paralleli degli altri vangeli I discepoli chiedono immediatamente di essere salvati.  (Mt 8, 18-27; Lc 8, 22-25). Nel Vangelo di Marco, gli apostoli domandano , quasi sfidando Gesù: maestro non ti curi che periamo? Qui è in gioco l’essere salvati e non l’agitazione. Il punto è salvarsi e non agitarsi. Tendi, Signore, la tua mano e afferraci. Ripeti per noi : “Taci e calmati” (Mc 4, 39). Gesù si sveglia e comanda il  silenzio e il vento si ferma. Gesù parla e le cose accadono. È una parola creatrice. La parola di Gesù fa cose nuove (2 Cor 5, 17). Nelle nostre tempeste gridiamo Gesù di Nazareth : - salvaci. Ed impariamo a benedire le nostre ferite/le nostre crisi. “Chi è mai costui” ? si interrogano sull’identità di colui che hanno preso sulla barca. Con Gesù, Il punto d’arrivo non è un punto fermo ma un punto di domanda. Gesù non smettere mai di sorprenderci nell’ora calda della nostra vita. così sia! Fr. Kaborepaulvincent fdp.

Scarica il video