Venerdì, 28 Marzo 2025 23:38

Succede a tutti di perdersi : la Parabola del Figliol prodigo

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Per Dio non c’è nessuna situazione irrimediabilmente perduta. Dio non usa i nostri schemi , non incasella le persone, non pensa e non giudica adottando i nostri criteri . Dio può capovolgere storie che sembrano vinte e bloccate dalla paralisi. 

Ora , dal momento che Dio ci viene incontro e ci abbraccia, si può sempre ricominciare, Le nostre storie sono storie di viaggiatori che spesso fanno l’esperienza del perdersi.  Spesso perdiamo noi stessi , smarriamo la nostra vera natura  quella di essere figli di Dio. Vivere in pienezza la figliolanza con Dio e’ per noi un’impresa ardua che occupa tutta un’intera vita. Noi ci perdiamo quando non riusciamo a controllare gli eventi che scandiscono la vita , ci perdiamo quando la vita non si lascia addomesticare. Noi ci perdiamo quando c’è una distanza tra ciò che aspettiamo e ciò che il menù quotidiano ci offre, Noi ci perdiamo quando dimentichiamo che il segreto della vita non sta nel prendere per sé ma nel dare. Noi ci perdiamo quando smettiamo di bagnarci nell’oceano della gratitudine e viviamo di pretese, di arroganza, di  sopraffazioni. 

Ma Gesù non si turba per questo , non si scandalizza di fronte a chi si è perso. La parabola che ci viene presentata nel Vangelo di questa domenica viene raccontata da Gesù per coloro che si ritenevano giusti, ovvero per coloro che pensano di non essersi mai persi nel viaggio della vita. L’intento di Gesù è di aiutarci a prendere consapevolezza di come anche noi a volte, senza accorgercene, ci perdiamo. Il padre della parabola abbraccia i suoi due figli che fanno entrambi l’esperienza del perdersi,  anche se si perdono in modo diverso .

Il figlio minore si perde spezzando la relazione con suo padre pretendendo di diventare proprietario dell’amore:“Dammi la parte che mi spetta” (Lc 15,1), dice. E’ questa  l’illusione di colui che pensa che l’amore si debba meritare. Il figlio maggiore si perde perché vive una relazione finta. Anche se non è mai andato via da casa , in realtà non è mai stato a casa. E’ talmente estraneo che ha bisogno di chiedere ad altri cosa sta accadendo in casa sua. (Lc 15,26). Quest’ultimo vive la relazione con l’inchiostro della competizione. “Ecco io ti servo da tanti anni (…) e tu non mi hai mai dato un capretto per fare festa” (Lc 15, 29).

Entrambi  i figli  quantificano l’amore. Sono persone che misurano l’amore. Vedono solo quello che a loro manca. Non è così che siamo un po’ anche noi? Ma il padre non si lascia limitare dai limiti dei suoi figli: non pensa , non agisce come loro . Si fa vulnerabile. Si fa prossimo. Si fa tenero. Si fa abbraccio. Si fa cura.

Dio abbatte le barriere che noi suoi figli spesso innalziamo  e ristora i cuori. “Lasciatevi riconciliare “ Non c’è nessuna situazione irrimediabilmente perduta per Dio”. (2Cor 5,20) scrive Paolo. Senza umanamente affliggerci, lasciamo fare a Dio. E quando il figlio torna , il padre esclama:”Bisognava fare festa e rallegrarsi” (Lc 15,32). Dio sta nella festa. E Il vitello ucciso  per fare festa è la cifra del peso della vita dell’altro. Il padre “ Lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro (…) gli si gettò al collo e lo bacio”. Ecco come Dio Padre fa  con ciascuno di noi

                                                                                      +                 ( medtazione di Padre Paul Kabore FDP)