Giovedì, 09 Gennaio 2014 00:09

Attività ISO italiano... a Selargius

Oggi, 16 dicembre, III domenica di Avvento, alle ore 9,30, si è dato appuntamento, presso la comunità orionina della Parrocchiale del SS.mo Salvatore in Selargius, il piccolo gruppo dell’ISO, nelle persone di Luisella, Rossana, Anna, Rita e Lucia.
Don Gino Moro nella meditazione dettata ai membri del gruppo locale ha ampiamente spiegato che cosa si intende per atto di fede, commentando la frase di Paolo ai Romani: ““Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti sarai salvo”.
L’anno della fede è stato indetto da Benedetto XVI proprio nell’anno in cui ricorre il 50esimo del Concilio Vaticano II.
La coincidenza non è per niente casuale, ma è voluta dal Pontefice per una rinnovata (una seconda) recezione del Concilio, accolto come un dono di Dio. È un dono-bussola che reimposta e reinquadra, su nuove basi il vissuto cristiano ecclesiale: la rivelazione come autocomunicazione divina che ha nell’accesso di tutti alle Scritture il suo volto attuale: l’essere chiesa come comunità-popolo di Dio che trae la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, la celebrazione liturgica come evento ecclesiale celebrato e vissuto da tutti i fedeli nell’oggi della storia; il mondo, con le sue alterne vicende, accolto come “luogo teologico” per decifrarvi i segni messianici del Regno. Il Concilio attualizza propriamente l’esperienza della fede e la missione evangelizzatrice, nella svolta del millennio. Permette di dare sostanza al nostro atto di fede, riappropriandoci della parola – ho creduto perciò ho parlato - in un mondo che soffre di crescente afasia e incomunicabilità. Il nostro Creatore ha il potere di far avvenire ciò che proclama, allo stesso modo ogni battezzato, in quanto fatto ad immagine e somiglianza di Dio, ha il potere di pronunciare parole trasformanti e creatrici.
Leggendo la densa frase paolina, riceviamo luci preziose sulla dinamica dell’atto di fede. Esso è dato dalla interazione tra l’atto di parola eloquente e  l’atto di adesione cordiale. La parola pronunciata con la bocca cerca la sintonia con la vibrazione del cuore. Se così non fosse si può dire che la persona è divisa in se stessa. È necessario appropriarsi di una parola capace di comunicarsi e di trasformare la realtà circostante. L’atto di fede implica esserci in ciò che diciamo e di conseguenza onorare al massimo livello possibile la natura dell’essere umano come soggetto parlante.
La parola deve essere accompagnato da un cuore caloroso, carico affettivamente, capace di vibrazione per coinvolgere i fratelli nel rispetto però delle singole diversità. Il battezzato accogliendo le verità sopranaturali non può non vibrare esistenzialmente. L’atto confessante della bocca e l’atto vibrante del cuore sono necessarie per strutturare l’atto di fede. La preghiera delle lodi ha aperto la giornata. Un ampio tempo di preghiera, di fraternità e di comunicazione ha ritmato le altre unità della giornata. (L.F.)
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