(At 17, 22. 26b -28) "Andiamo come a tentoni alla ricerca di Dio, benchè non sia lontano da ciascuno di noi. In Lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo , poiché di lui stirpe noi siamo".
(C. Bobin. “Un poeta scomparso) E ora non so nulla tranne che c’è qualcuno al mondo che ci guarda dormire, e noi dormiamo con gli occhi aperti: Dio è questo mendicante coricato davanti alla porta dei nostri progetti. Lo scavalchiamo più volte al giorno senza pensarci, senza vederlo. L’eterno è ciò che vi è di più debole. Per vedere il più debole, hai bisogno di una forza inaudita. Non ditemi che Dio non esiste. Dio è l’estrema sensibilità di un uomo, ciò che in lui, nella sua parola, nel suo silenzio, tocca l’invisibile e arrossisce sfiorandolo.
Don Orione (lett 4.1.1938) parlando della fedeltà all’orazione mostra la sua postura spirituale: L’immagine che dobbiamo prediligere è quella di Gesù che si ritira sul monte a pregare e a meditare:"pur nel lavoro della vita attiva non cessa per noi l’obbligo dell’orazione. E’ l’orazione che ci eleva a Dio, ci fa parlare con Dio, ci unisce a Dio, ci santifica in Dio. L’ottima parte è l’unica cosa necessaria: il dovere di pregare"( Lettere II, pp 519– 523)
Don Orione, come lo definì Don Giuseppe De Luca, fu davvero “un uomo in stato permanente di ebbrezza spirituale.
L’uomo nascosto nel cuore..: per un consacrato equivale alla richiesta del Signore che chiede prima di tutto di essere uomini che vivono di Dio ,per evitare che le cose che si fanno non siano fatte in Dio
Abbiamo perso il significato di cosa significa “Cristo”, che non è il cognome di Gesù . Ma Gesù è il Cristo, il Gesù di Nazaret che nelle sue parole, nei suoi gesti , nelle sue relazioni…manifesta l’essere l’unto di Dio, il Messia.
Se chiedessero: Chi è don Orione? Si potrebbe senz’altro rispondere : “l’uomo di Dio”
Quando a Pietro Gesù domanda : Per te io chi sono? Pietro risponde: Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente
E Gesù di se stesso afferma: (Isaia 1): “Sono venuto ad annunziare il lieto annuncio ai poveri, a proclamare la libertà…"
Per questo dobbiamo metterci sulle tracce di Gesù, il Messia. Assimilare i suoi sentimenti per essere autenticamente cristiani, messianici. E vivere un’esistenza messianica a partire dall’uomo nascosto nel cuore. Che non accada di essere consacrati senza che il fondamento sia il nostro essere stati consacrati cristiani messianici, nella logica, nei gesti e soprattutto nelle relazioni. Dobbiamo rigustare la nostra essenza cristiana a partire dall’uomo nascosto nel cuore. Per una diakonia messianica, per un discepolato e un ministero presbiterale messianico al servizio di comunità messianiche. “Cristiano” non è un’etichetta. Per dirla con Bobin, dobbiamo essere “scagnozzi di Dio” e “soci” di Gesù, Messia. E per dirla con don Orione dobbiamo essere “ stracci di Dio, facchini di Dio, facchini della Divina Provvidenza”. Sono queste, oggi, definizioni e parole che ci fanno rabbrividire: volere essere stracci…perché tutta la vita possa appartenere a Lui. Ma se così non fosse rischieremmo una consacrazione velleitaria.
Ecco cosa ci occorre: credere a Dio come un bambino! Perdere il cuore dietro al Vangelo, che prima di essere un bel messaggio è la Persona stessa di Gesù , la sua persona amabile. E’ Lui che ci incontra per pro -vocare il nostro cuore e ritrovare la gioia degli inizi, non in forma nostalgica ma perché il Signore ha fatto sul serio con noi. Ma anche noi abbiamo fatto sul serio con Lui. E se questa sembrerà una fatica, si rivelerà presto il fondamento della gioia e il ritrovato slancio per la missione che ci è stata affidata.
Helder Camara scriveva: “Quando il tuo battello metterà radici , nell’immobilità del molo, allora prendi il largo”. Sono davvero beati gli insoddisfatti perché diventeranno cercatori di tesori. Le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese.
Siamo chiamati ad essere testimoni come l’apostolo Giovanni, il cui unico segreto era quello di amare molto il Signore , di essere “uno che sa correre , mosso dall’amore ma che sa aspettare Pietro”.
Abbiamo la necessità di fermarci per trovare uno slancio rinnovato: siamo qui per riscoprire colui che fa scaturire in noi una forza inesaurita e per non essere tra coloro che, convinti di saper qualcosa, hanno trasformato il cuore in una fossa per il sole. Bisogna essere liberi da ogni forma di precomprensione e lasciare libero il Signore di scrivere dentro di noi: osare un anticipo di fiducia in Lui. E lasciare che ogni cosa trovi in Lui “una tana luminosa”.
Leggiamo nel salmo 118 “Agisci con il tuo servo secondo il tuo amore”. E’ questo il tempo in cui il Signore agisce, ci ripesca, ci offre un’opportunità di grazia per performarci secondo Lui , per performare a Lui la nostra logica.
Nel testo DE CONSIDERATIONE scritto da Bernardo di Chiaravalle si legge che occorre “proseguire” la ricerca di Dio, di Dio che non è mai abbastanza cercato ma che si può trovare meglio con la preghiera piuttosto che con la discussione.
Scrive Bobin: “Quello che si perde in agire si acquista in sapienza. Se tutti ti possiedono, possiediti anche tu. Tu accogli tutti perché non accogli te stesso? Il tuo cuore è una fontana pubblica. Non restare privo di ciò che ti spetta; offri pure da bere a tutti, ma insieme con gli altri accosta anche tu le labbra del cuore. Ricordati di rientrare in te … almeno qualche volta. Tutti si servono di te ma insieme con gli altri servitene anche tu.”
Mettiamoci di fronte a noi stessi per fare luce (Gv 3) su noi stessi. E’ preghiamo: “E’ tempo che tu agisca Signore, amo i tuoi comandi più dell’oro più fino