La pagina evangelica dell’adultera ci ricorda che la vita è continuamente un gioco di specchi: proiettiamo sugli altri le nostre frustrazioni, condanniamo in loro quello che non osiamo vedere in noi.
La donna adultera messa in mezzo diventa la proiezione di tutti i maschi che la circondano, in lei possono vedere tutta la loro incapacità di rimanere fedeli alla Legge. Proiettano su di lei la loro frustrazione, la loro incapacità di essere perseveranti. L’adulterio di questa donna è l’immagine del loro possibile adulterio, del loro essere inevitabilmente infedeli a Dio.
Siamo tutti adulteri, infedeli a noi stessi, alla nostra vocazione, infedeli alla vita, traditori delle relazioni più intime. Cerchiamo continuamente nuovi amanti che possano illuderci con le loro promesse di vita.
La donna è stata “sorpresa” in adulterio, come se fosse stata spiata da gente che non vedeva l’ora di svelare il suo peccato. Così ci spiamo l’un l’altro. Ma poiché la vita è un gioco di specchi, la caduta dell’altro può diventare anche la nostra.
E… tutte le situazioni si ribaltano: coloro che accusano diventano improvvisamente gli accusati. In quella donna, ciascun uomo può vedere il proprio peccato. In lei ciascun uomo può vedere il destino che meriterebbe e dal quale è liberato. Né questa donna, né noi meritiamo il perdono. Eppure Dio ce lo ha donato.
Chiediamoci:
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Quale immagine di me rimandano le situazioni di questo momento della mia vita?
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Quale ruolo gioco più spesso nei processi della vita: quello di giudice, di accusatore o di vittima?
(da una meditazione di Gaetano Piccolo)
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