Da notare che “la prima domenica sollecita alla vigilanza, ad aprire il cuore a Cristo, che misteriosamente ci viene incontro negli eventi della storia. È un invito ad aprire bene gli occhi sulle vicende di questo mondo per saperle leggere alla luce della fede” (Sirboni). Ecco perché la liturgia ci fa ascoltare la parte conclusiva del cosiddetto «discorso escatologico» di Marco (13,33-37), che invita a “stare attenti” (Blépete), a vegliare (agrypnéite: v. 33) e a vigilare (gregoréite: due volte vv.35.37). E per spiegare questo appello Gesù ricorre alla brevissima parabola del portiere (thyroròs), cui è stato ordinato di vigilare (gregoré – ut vigilet). Il testo di Marco, rispetto agli altri Sinottici, crea un maggior clima di attesa. Solo Mc ricorda – seguendo l’uso romano –le quattro «veglie» della notte: sera, mezzanotte, canto del gallo e mattino (13,35), dando così “più senso di indeterminatezza al sicuro, ma altrettanto improvviso, «ritorno» del padrone” (Cipriani).
Il brano che ci viene proposto è preceduto dalla parabola del fico (13,28-32) e prepara il terreno ai versetti seguenti: il fico, quando si fa tenero e mette le foglie, ci avverte che l’estate è vicina; “così anche voi quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino” (13,29). Occorre, dunque, vegliare e vigilare per leggere i «segni dei tempi», la presenza di Dio nella storia dell’umanità, della Chiesa e nelle vicende della nostra vita. Perché, dunque, tanta insistenza sulla vigilanza? In primo luogo, perché ogni istante potrebbe essere «l’ora» (e non bisogna girarci troppo attorno!); ma – e ci sembra il motivo più importante – il rischio è quello di essere trovati «addormentati» (13,36), cioè, impelagati in ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni di invidia, rivalità, malignità, maldicenza, superbi, sleali, senza cuore, senza misericordia (cfr Rm 1,29-31).
Il «grande Avvento» (“nel giorno del Signore Gesù Cristo” – seconda lettura) sarà il frutto dei «piccoli avventi» di ogni giorno, mettendo a frutto i doni che abbiamo ricevuto, praticando la giustizia e ricordando le sue vie (prima lettura).
don Achille Morabito , FDP
(Letture del giorno: Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; 1 Cor 1,3-9; Mc 13,33-37)