Il Papa, con questa sua lettera, ci esorta , con forza, a dire no ad una “cultura dei muri “ , ad una cultura che alza muri nel cuore e nella terra e che impedisce l’incontro con l’altro e ricorda che : “ chi costruisce un muro finirà schiavo dentro ai muri che ha costruito , senza orizzonti, perché gli manca l’alterità” .
No, dunque , all’isolamento e alla chiusura, si’ alla vicinanza .
No alla cultura dello scontro si’ alla cultura dell’incontro .
Chi non sente nel suo cuore quello stesso anelito e sospiro che spinge Papa Francesco ad esclamare: “ Come sarebbe bello se , mentre scopriamo nuovi pianeti lontani , riscoprissimo i bisogni dei fratelli che ci orbitano attorno” ?
Corriamo tutti il pericolo di abituarci a separare immediatamente ciò che ci piace da ciò che non ci piace e con la stessa logica ci assuefacciamo alla tendenza ad operare una scelta tra le persone eliminando , senza pietà , quelle che feriscono la nostra sensibilità o che semplicemente ci risultano sgradite.
Dinanzi a noi , però , ci sta sempre la parola di Gesù che, nella parabola del buon Samaritano ci ricorda che: “…all’amore non importa se il fratello “ferito” viene da qui o da la’ . Perché l’amore rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti. L’amore ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa .”
Il nostro Don Orione esclamerebbe : “ non importa chi tu sia , io ti accolgo e ti abbraccio solo perché hai un dolore, sei segnato da una ferita! “ E non contento di ciò, continuerebbe impegnandosi a “portare sull’altare ogni pericolante debolezza”.