Quelle ossa prive di vita altro non sono che il popolo di Israele che sebbene fisicamente esistente ha “perso la vita”, ha perso il “senso della vita” perché si è staccato dal Signore. A questo popolo viene mandato il profeta perché invochi su di esso la potenza risanatrice e vivificante dello Spirito. Ora, ha sottolineato don Oreste, il senso dell’essere consacrati è proprio quello di andare nel mondo, oggi sempre più un ossario perché privo dei veri valori, e invocare su di esso lo Spirito di Dio perché ritorni la “Vita”. Inoltre, facendo eco al Vangelo ( Mt 22, 34-40) proposto , il Vicario, ha ribadito, con forza, che il senso dell’essere consacrati sta, altresì, nell’ incarnare il comandamento dell’amore e che questo è l’unica opzione che può dare senso e orientamento al nostro agire.
Alla celebrazione eucaristica ha fatto seguito un festoso momento conviviale con i sacerdoti orionini presenti e con i chierici dell‘Istituto Teologico di Roma. La splendida "festa di famiglia" si è poi conclusa con una breve passeggiata serale a piazza san Pietro.