Giovedì, 13 Agosto 2020 14:31

Contemplare la natura "apre" a Dio

NEL CREATO anche don Orione ha visto e sentito la “carezza di Dio”

Nel Creato ci è dato di cogliere con immediatezza l’impronta di Dio; chi contempla la natura, contempla Dio: se da una parte l’uomo non può né descrivere, né immaginare il “cielo” di Dio, dall’altra, però, può contemplarne qualche riflesso nell’incantesimo di un tramonto, nello sfolgorare del sole e nel calare della notte,  in un cielo stellato e persino nell’infrangersi delle onde del mare sulla spiaggia. “Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio” (Laudato si n 84)

Contemplare il creato è pertanto cogliere un messaggio d’amore che viene da Dio. Don Orione, ad esempio, ammirava l’incedere della Provvidenza divina  considerando come essa “alimenti”, sfami, sostenga, rinvigorisca ogni cosa creata: “O Divina Provvidenza[…]Nulla è più amabile e adorabile di Te, che maternamente alimenti l'uccello dell'aria e il fiore del campo: i ricchi e i poverelli”. L’attenzione e di conseguenza la cura dell’ambiente , ossia di quanto ci circonda e in cui siamo immersi ci spinge, dunque, ad alzare lo sguardo e a contemplare e glorificare la Trinità. «Quando contempliamo con ammirazione l’universo nella sua grandezza e bellezza, dobbiamo lodare tutta la Trinità» (Laudato sì n 238)

Colpisce ancora oggi lo stupore, la meraviglia, la sorpresa di don Orione dinanzi al Creato; è nota quella sua pagina autobiografica in cui racconta:  « Quando ero fanciullo, un giorno venni qui, in una viuzza che ben ricordo ancora … per andare incontro a mia madre, che doveva tornare con la fascina, alla sera. Un tempo là vi era una siepe. Avrò avuto otto o nove anni; c'erano con me altri bambini della mia età. Ad un certo punto abbiamo visto che, sulla siepe, c'erano delle bianche campanule, quelle che popolarmente si dicono le « campanelle; e ci siamo messi a coglierle. Anch'io ne colsi una, e poi, come se fossi stato a servire la Messa, al Sanctus, feci istintivamente le mosse del chierichetto che suona; e, con grande mia meraviglia, sentii quel fiore di vilucchio mandare uno squillo lieve ma sonoro, quasi fosse stato di bronzo. Non credendo alle mie orecchie ripetei il gesto, e di nuovo il fiore suonò, tra lo stupore dei compagni che erano corsi intorno a me, meravigliati che il loro, che avevano anch'essi staccato, non facesse altrettanto[....][1]Dal discorso del l-V-1931

Don Orione sperimentava, in modo personalissimo e sicuramente singolare che : “La natura, oltre a manifestare Dio, è luogo della sua presenza” e che “in ogni creatura abita il suo Spirito vivificante che ci chiama a una relazione con Lui”(Laudato si n 88)

Probabilmente il nostro santo aveva chiara consapevolezza del fatto che: “La storia della propria amicizia con Dio si sviluppa sempre in uno spazio geografico  che diventa un segno molto personale, e che ognuno di noi conserva nella memoria luoghi il cui ricordo gli fa tanto bene” (Laudato sì n 84). Ecco perché, don Orione, soleva organizzare numerosi pellegrinaggi. Il primo pellegrinaggio ufficiale a livello diocesano che lo vide impegnato risale al 1907 ed ha come meta il santuario della Madonna della Guardia a Monte Figogna. E dal monte, come sempre accade, la visuale si allarga, si “vede” meglio, in modo “più ampio”. Don Orione sapeva bene che la vita spirituale va sostenuta anche così : alcuni “spazi geografici”, soprattutto se sovrastati da santuari mariani, promuovono “cambiamenti di rotta” ed elevano mente e cuore verso il Creatore. Scriveva: “Le cose del mondo sono mutabili, sono create, se create ci fu un creatore”. “In una sera, io mi rivolgo alle stelle che splendono e danzano nel firmamento e si corrono dietro l’una all’altra e dico: ove correte, ove andate? E pare che esse mi gridino: nelle leggi armoniche del creato andiamo cercando di Dio!”

Ma la ricerca del volto di Dio, impedisce al credente di limitarsi a “guardare dalla finestra” e lo obbliga a gettarsi nella mischia, a divenire “amministratore responsabile del creato” :“Nessuno si rinchiuda nella sua casa, nessuno si contenti di guardare dalla finestra, col naso ai vetri: sarebbe crudeltà, sarebbe egoismo[…] Lavoriamo a salvare, a salvare tutti, Facciamoci apostoli! "[2]

L’invito di don Orione è in sintonia con l’esortazione di Papa Francesco a “creare un sistema normativo per proteggere gli ecosistemi”, ad unirsi per opporsi al deterioramento dell’ambiente e della società.  Don Orione ci dice: “Bisogna che tutti i cattolici sentano il bisogno e il dovere di unirsi, … e promuovano febbrilmente la costituzione e lo sviluppo di quegli organismi che riguardano la vita sociale e morale della Nazione del popolo.”[3].

Quella “scoperta della presenza vivificante dello Spirito che stimola in noi lo sviluppo delle vitù ecologiche  (laudato sì 88) che in Papa Francesco prende il nome di “lotta alla cultura dello scarto” in don Orione si fa sentire oggi, in modo nuovo, in quel grido “Anime! Anime!

Con lo stesso sguardo stupito del nostro santo, sperimentando anche noi la carezza di Dio attraverso il creato, facciamo nostra la preghiera composta da Papa Francesco, al termine dell’enciclica: “Signore Dio, Uno e Trino, comunità stupenda di amore infinito, insegnaci a contemplarti nella bellezza dell’universo, dove tutto ci parla di te. Risveglia la nostra lode e la nostra gratitudine  per ogni essere che hai creato. Donaci la grazia di sentirci intimamente uniti con tutto ciò che esiste. Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra, perché nemmeno uno di essi è dimenticato da te. Illumina i padroni del potere e del denaro perché non cadano nel peccato dell’indifferenza, amino il bene comune, promuovano i deboli, e abbiano cura di questo mondo che abitiamo. I poveri e la terra stanno gridando:  Signore, prendi noi col tuo potere e la tua luce, per proteggere ogni vita, per preparare un futuro migliore, affinché venga il tuo regno di giustizia, di pace, di amore e di bellezza. Laudato sì !Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


[1] DO I,143

[2] La Valle Staffora di Cegni, 15.5.1919

[3] L. 89,63