Cos’è il discernimento?
Il termine discernimento indica l’azione del separare ciò che è utile, appropriato, buono, da ciò che è inutile, dannoso, fuorviante. E questo in qualunque campo dell’agire umano, particolarmente quando ciò che anima e dirige il processo decisionale è la volontà di agire e fare il bene, non solo per sé ma anche per gli altri.
L’uomo, infatti, non è solo “soma” e “psiche”:è soprattutto “pneuma”, cioè spirito capace di relazione con il suo Creatore e quindi chiamato a riferirsi a Dio nel pensare, nel parlare, nel decidere e nell’agire.
E questo “riferirsi a Dio” non vuol primariamente significare la passiva accettazione di una volontà “estranea”, a volte incomprensibile, dura da accogliere e porre in esecuzione, quanto piuttosto il graduale, assiduo, impegnativo sforzo per sintonizzarsi “in toto” cioè con mente, spirito, cuore e sentimenti, con Colui che, amandoci, è il primo interessato al nostro vero bene, cioè la piena realizzazione di figli a immagine e somiglianza sue.
Le facoltà naturali di intuizione, intelligenza, capacità di cogliere il nocciolo di una questione, assieme ai dati dell’esperienzafatta col Signore, soprattutto alla luce della Sua Parola, ci aiutano in questo processo essenziale, lento, progressivo di “sintonia” col “modo di vedere” di Dio.
Ma è decisivo, irrinunciabile, l’aiuto dello Spirito Santo che non solo conosce i pensieri e i desideri di Dio, ma ben conosce altresì i recessi del nostro cuore, inteso in senso semitico come luogo dove maturano le volontà e si prendono le decisioni che contano.
E’ lo Spirito Santo che ci assiste col dono del Consiglio ed anche col carisma del discernimento, cioè con una luce soprannaturale, data al momento, per “vedere” una situazione, un evento, un problema, come esso appare agli occhi di Dio. Veramente senza la grazia dello Spirito Santo, a poco varrebbero i nostri migliori sforzi.
Eloquente il messaggio rivoltoci dal Papa: “L’epoca in cui viviamo ci chiede di sviluppare una profonda capacità di discernere. Discernere, tra tutte le voci, quale sia quella del Signore, quale sia la Sua voce, che ci porta alla Risurrezione, alla Vita e la voce che ci libera dal cadere nella “cultura della morte”. Abbiamo bisogno di “leggere da dentro” ciò che il Signore ci chiede, per vivere nell’amore ed essere continuatori di questa Sua missione d’amore”. Preghiamo insieme perché tutta la Chiesa riconosca l’urgenza della formazione al discernimento spirituale, sul piano personale e comunitario”.[1]
Il documento finale del Sinodo dei Vescovi, dal titolo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” dedica il V capitolo al discernimento, che definisce come arte. Di esso, nelle varie tradizioni spirituali, si trovano diversi significati. “In un senso più generale, discernimento indica il processo in cui si prendono decisioni importanti; in un secondo senso, più proprio della tradizione cristiana, corrisponde alla dinamica spirituale attraverso cui una persona, un gruppo o una comunità cercano di riconoscere e di accogliere la volontà di Dio nel concreto della loro situazione”.[2]
In realtà il discernimento, in quanto processo o dinamica spirituale, non è univoco, ma si realizza con modalità differenti e in ambiti diversi. Si parla infatti di discernimento:
• vocazionale (nell’accompagnamento per scelte di vita importanti e definitive)
• dei segni dei tempi (discernere nel concreto dei contesti in cui viviamo, ad esempio
nel nostro territorio, rispetto a una religiosità popolare, alla violenza nel quartiere… ecc.)
• spirituale (quello che fa una persona nel suo cammino ordinario di fede)
• pastorale (quello del pastore che accompagna una persona o una comunità)
• comunitario (quello ad esempio di un consiglio pastorale o presbiterale, o quello di
una associazione o di un gruppo ecclesiale)
• morale (per difficili e intricate situazioni concrete, di fronte ad esempio a questioni di
bioetica).
L’arte del discernimento è stata sicuramente una caratteristica della vita di San Luigi Orione per il modo in cui, non solo ha saputo cogliere per sé e realizzare la chiamata ricevuta dal Signore, ma anche in quanto ha saputo accompagnare tanti giovani e meno giovani alla scoperta della propria vocazione, all’ascolto della voce di Dio, alla rilettura, in chiave evangelica, della propria vita. I punti forti del “discernimento orionino” possono essere identificati nel modo in cui, il nostro santo, sapeva incontrare e ascoltare l’uomo, nella generosità con cui si spendeva in ogni relazione, nella fede che ha sempre guidato la sua vita personale e nella apertura, nella missionarietà, del suo cuore verso ogni realtà.
Il discernimento spirituale che non può essere considerato alla stregua di una tecnica o di una “ricetta” predefinita, ma che è la grazia di una conoscenza affinata e critica, proveniente da una luce interiore, ispirata e sostenuta dalla Parola di Dio[3] era fortemente presente in don Orione.«Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono» dice san Paolo[4] .
Il discernimento è pertanto un’operazione delicata e difficile, che andrebbe sempre affrontata con l’aiuto di qualcuno che, da vero “spirituale” sappia insinuare “santi sospetti” o confermare i “segni dello Spirito. Qui si comprende che il discernimento non è solo un’operazione individuale, ma può e deve diventare anche evento comunitario, ecclesiale.
Condizioni/principi per un “vero e giusto” discernimento
Papa Francesco, nell’incontro con gli studenti dei collegi ecclesiastici romani, ebbe a dire: “Ci sono due condizioni perché il discernimento sia giusto e vero. Primo, che si faccia in preghiera, cioè davanti a Dio, alla presenza del Signore. Saper capire bene quello che succede nel mio cuore, nella mia anima. E l’altro è confrontare, avere un altro con cui confrontare quello che io porto avanti; un testimone: un testimone vicino, che non parla in prima istanza, ma ascolta e poi dà gli orientamenti. Non ti risolve [il problema] ma ti dice: guarda questo, …, questa non sembra una buona ispirazione per questo motivo, questa sì… Ma vai avanti tu e decidi tu! Però ti aiuta, e questo è importante averlo dall’inizio[5]”
E Don Orione quel “testimone” lo fu veramente: incontrava, creava relazioni e … portava a Dio. In vari episodi della sua vita si presenta come testimone autorevole e attraente e si avvicina con tratto discreto. Come non ricordare il modo caldo con cui, giovane seminarista si accosta a Mario Ivaldi, cacciato per motivi disciplinari dal catechismo? Gli rivolge domande semplici ma che esprimono tutta la sua premura e il suo interesse: “cosa ti è successo? perché piangi? ti farò io un po' di catechismo”. E da lì, “scaldato” il cuore del giovane, viene fuori una bella e profonda relazione e da lì inizia tutta l’opera educativa di Don Orione.
Molti giovani si avvicinano a noi per motivi di studio, di lavoro, di volontariato, per un interesse pratico. Si tratta di esporsi, di andare oltre il ruolo e di instaurare un dialogo partendo anche a da cose elementari, di cortesia, di amicizia. Questo è possibile a tutti. Occorre offrirsi all'incontro con i giovani, cominciando anche dal semplice parlare di sé, dalla comunicazione autobiografica per aprire alla reciproca confidenza e iniziare una relazione. E poi, non si deve temere, con i giovani, di portare il discorso sulle “sorgenti della vita”, su Gesù, sulla fraternità e la solidarietà verso i più poveri. Così «noi salviamo i giovani, i giovani salvano noi». Frequentare i giovani è frequentare il futuro. Fa bene a loro e fa bene a noi[6]
Il discernimento impone una squisita attenzione a quanto avviene nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. [7]
Il discernimento spirituale orionino: primo dinamismo l’ASCOLTO
Il discernimento spirituale orionino è ASCOLTO che: avvicina i cuori, prende in mano con riverenza l’anima del giovane, mostra un vero interesse per la sua storia, gli dimostra affetto e benevolenza, crea intorno a lui un’atmosfera buona.
Don Orione scrivendo a don Pensa e ai suoi collaboratori, il 5 agosto 1920, raccomanda di “avvicinare il cuore dei giovani e farsi ragazzi con essi” di “prendere in mano, con grande riverenza, l'anima dei giovanetti, come farebbe un buon fratello maggiore con i fratelli più piccoli”, di ricorrere continuamente ad esortazioni paterne, con l'anima piena di sincero affetto, di portare i loro cuori a Dio […] Il giovane ha bisogno di persuadersi che siamo interessati a fargli del bene, e che viviamo non per noi, ma per lui; che gli vogliamo bene sinceramente, e non per interesse, ma perché questa è la nostra vita, perché lui è tanta parte della nostra stessa vita e il suo bene costituisce la nostra missione ed è il nostro intento e affetto in Cristo. Egli deve comprendere che viviamo per lui; che il suo bene è il nostro bene; che le sue gioie sono le nostre gioie, e le sue pene, i suoi dolori sono pene nostre e nostri sono i suoi dolori. Egli deve anche sentire che siamo pronti a fare per lui dei sacrifici, e a veramente sacrificarci per la sua felicità e per la sua salvezza. Il giovane deve sentire questo: deve sentire attorno a sé un'atmosfera buona, un soffio caldo d'affetto puro, illibato e santo, di fede e di carità cristiana, ed allora sarà nostro.”[8]
Don Orione incontrava i giovani anche per corrispondenza. Ricordiamo per esempio la delicata lettera di direzione spirituale inviata ad un giovane che non sa decidersi a consacrarsi al Signore. Don Orione lo incoraggia e gli fornisce “i criteri di discernimento”:
“[…] vedi che il Signore diede i consigli evangelici per aiutare la nostra tiepidezza e debolezza; quindi non ti spaventino le tue miserie: la vita religiosa ti sarà di grande aiuto a vivere nella purezza e nella santità. Per eleggere lo stato religioso, poi, non fa bisogno che tu chieda consiglio a questi o a quell’altro; San Tommaso dice che sarebbe un tranello del diavolo; non occorre chiedere consiglio agli uomini, quando il consiglio è già dato da Gesù Cristo. L’andar in Religione è cosa evidentemente buona, che non ha bisogno né di lume, né di consiglio; né è necessario un miracolo, basta che Dio ti parli interiormente per la via della mente e del cuore. E, ordinariamente, Iddio chiama alla vita religiosa non già chi è perfetto, ma chi desidera col divino aiuto, e togliendosi dal caos di questo mondo, e da mille inganni e occasioni quotidiane di peccato, di diventare perfetto. Dirò di più, caro mio Renzo: se noi desideriamo sinceramente di uscire dalle nostre imperfezioni, di amare Iddio e la sua Chiesa senza misura, e di consacrarci tutti, e con voto, a Gesù Cristo e al suo vicario in terra, è segno che siamo chiamati alla vita religiosa. Tu prega e rivolgiti alla SS Madre del Buon Consiglio: i primi ragazzi li ho raccolti ai piedi della Madonna del Buon Consiglio. Si capisce che tu farai vedere questa mia al tuo confessore; in qualche punto essa sembrerà ardita, ma è dottrina pura di S Tommaso, di Sant’Agostino, di San Bernardo, di S Alfonso. Figlio mio, se Dio ti chiama, non essere pusillanime: preparati alle battaglie del Signore. Dio sarà con te: sii generoso con Gesù![...].”[9]
Altro esempio del modo in cui Don Orione prestava attenzione a quanto accadeva nei cuori dei ragazzi, ascoltandoli in profondità, è un’altra lettera di direzione spirituale indirizzata al giovane ingegnere Franco Migone. In essa il nostro santo manifesta i suoi forti timori per la salute dell’anima del ragazzo, che mette in guardia dalle macchinazioni e sollecitazioni del maligno, fornendo, ancora una volta, criteri di discernimento: la preghiera, la vigilanza, la cura per la vocazione ricevuta e, in senso più ampio, la cura per la propria vita spirituale.
“[…] Ciò, però, che mi spinge a scriverti, caro Franco, è il timore che questo doverti attardare a Genova non ti possa fare del bene all’anima, ma divagarti più del bisogno nello spirito e affievolirti […] So, purtroppo, chi è il demonio, e so che usa suscitare imbarazzi e creare macchinazioni o sottili ragionamenti, pur di trattenere nel pericolo e farci cadere. Prega, caro Franco, vigila su di te, sul tuo cuore e non ti fidare di te, anzi affretta quanto puoi la tua partenza […] La vocazione è dono di Dio; ma si mantiene solo con la preghiera e con la lotta di ogni ora. Iddio ci sta vicino […] Raccomandati alla S Madonna, e coltiva, come uno de’ più grandi tesori del Signore, la celeste vocazione che Egli ti ha dato, proteggila con tutta la cura, ed evita ogni pericolo […]”[10]
Il discernimento spirituale orionino: secondo dinamismo la missionarietà
Il nostro don Orione non solo sostenne il discernimento spirituale nelle persone che ebbe a incontrare ma lo compì in se stesso. Quell’ascolto, il suo amore alle anime, si tradussero ben presto nel dinamismo della missionarietà. Un dinamismo che porta don Orione ad aprire gli orizzonti del cuore e della vita alle dimensioni del mondo e gli impedisce di chiudersi nella propria terra, nella propria nazione.
“Sento che ho bisogno, scrive a monsignor Perosi, di correre per tutta la terra e per tutti i mari e mi pare che la carità immensa di nostro Signore Gesù Cristo darà vita a tutte le terre e a tutti i mari e tutti chiameranno Gesù Cristo Signore”.
Nel 1912 don Orione ravviva la fiamma missionaria nel cuore dei suoi, cogliendo l’occasione della visita di un ex allievo, entrato nel Pime (Pontificio Istituto per le Missioni Estere) in partenza per la Cina. Scrive: “[…] Oh noi felici! Felice e benedetta la casa della divina Provvidenza di Tortona da cui escono dei missionari. E chissà che qualche giorno non abbiamo ad accogliere qualche nostro martire? Il cuore veramente me lo dice. Allora sull’altare della nostra santissima Madre della divina Provvidenza invece delle usuali palme di fiori, alzeremo commossi i santi reliquiari: saranno palme veramente imporporate del sangue versato per Cristo e per le anime dai missionari della Provvidenza, saranno palme gloriose de nostri eroi, dei nostri martiri. E sarà il giorno più bello della nostra vita”.
Don Orione predispone tutto, ossia compie il suo discernimento: sceglie i primi tre religiosi; stabilisce come campo di lavoro, secondo lo spirito dell’Opera, l’istruzione e l’educazione della gioventù più povera e abbandonata e il ministero sacerdotale e caritativo tra il più umile popolo; il cugino, aviatore e istruttore di volo a Rio De Janeiro accoglie e porta a destinazione i tre missionari […] La missione parte “alla grande”: una parrocchia, una casa, una buona estensione di terreno da lavorare, una scuola d’arte e mestieri, una colonia agricola con metodo razionale e macchinari moderni, un mulino elettrico …
Ma è urgente altro personale: “[…] La missione promette assai bene; ma ho bisogno di santi! Quante volte, nei passati giorni, io ho pensato a voialtri, o cari i miei figli! E vi ho fatti passare uno ad uno, per vedere chi poter mandare! Almeno qualcuno di voi bisognerà che lo trovi e lo mandi prestissimo, ‑ ma ho bisogno di santi! Poco m’importerebbe che siate piccoli: anzi, cosi imparereste subito la lingua e, tra due anni, potreste fare scuola di portoghese; ma ho bisogno che, chi va, porti là la santità. Chi si sente di voi?”[11]
Il discernimento spirituale orionino: terzo dinamismo la generosità
Un altro dei dinamismi del discernimento spirituale orionino è da ravvisare nella generosità con cui Don Orione si spendeva nei confronti di chiunque, ed in particolare nei confronti dei giovani. Si comprendono così alcune sue espressioni “ti aiuterò come fossi tua madre”, diceva[12]. E ciò non necessariamente per condurre il giovane ad abbracciare la vita religiosa. “Io non voglio fare di te, né un prete né un frate” dice al giovane Baldassarre “[...]poiché non ho visto in te questa vocazione; ma un bravo giovane, onesto, virtuoso, fervoroso nella vita dello spirito cristiano, pieno di' forza morale e di energie sane e di buona volontà di essere un giorno degno figlio del suo Paese e degno figlio della Chiesa di Gesù Cristo[…]. Tu hai tanti e forti nemici, fuori di te e anche in te stesso per diventare buono, ma io ti aiuterò come se fossi tua madre, e Dio ti aiuterà!”[13]
Altro tratto della generosità e al tempo stesso della apertura missionaria di don Orione può essere ravvisato nella cura e nella sollecitudine che nutriva per ogni tipo di vocazione.
Scriveva: “Non ho altre ambizioni ma questa ce l’ho: voglio essere il prete delle vocazioni! Per le vocazioni quanto camminare[...] avrei a grande grazia se Gesù volesse concedermi per le vocazioni di andare mendicando il pane fino all’ultimo giorno della mia vita.” [14].
Il discernimento e la cura della comunità cristiana va prestata a tutte le vocazioni, sia a quelle entrate nella tradizione della Chiesa sia ai nuovi doni dello Spirito: la consacrazione religiosa nella vita monastica e nella vita apostolica, la vocazione laicale, il carisma degli istituti secolari, le società di vita apostolica, la vocazione al matrimonio, le varie forme laicali di aggregazione-associazione collegate agli istituti religiosi, le vocazioni missionarie, le nuove forme di vita consacrata.” [15] Una Chiesa è viva quanto più ricca e varia in essa è l’espressione delle diverse vocazioni [16]
La generosità di don Orione si fa, inoltre, “partecipazione sincerissima” alla vita di quanti incontra, incoraggiamento insistente ed instancabile al bene. Sebbene oberato da mille problemi, è sempre generosissimo nell’aiutare le persone a compiere un salutare discernimento nel loro ordinario cammino di fede portandoli ad esaminare la propria condotta e a indicare la strada da percorrere. Scrive al giovane Federico, che aveva intrapreso una vita disordinata: “Tu devi voltare pagina” e nello stesso tempo, con un fare paterno, precisa che le sue esortazioni, lungi dall’essere condanna per una condotta disdicevole sono come “l’olio del buon samaritano” e mostra di condividere e di aver fatto sue le ansie, le fatiche, gli smarrimenti e i sogni del giovane, non avvilendolo, ma, anzi, incoraggiandolo:
“ Io vengo ad incoraggiarti al bene: io ti amo tanto e vengo in cerca piuttosto delle tue buone qualità che dei tuoi torti, affidandomi piuttosto alla speranza che tu vorrai migliorare la tua condotta anziché a funesti presentimenti[…] - Tu devi voltare pagina. Tu non puoi andare avanti così […]Tu devi rimanere fedele alla religione e al nome onorato della tua famiglia” [17]
Il discernimento spirituale orionino: quarto dinamismo la fede
La generosità di Don Orione nel suo adoperarsi perché ogni uomo risponda alla chiamata di Dio, trova la sua definizione più precisa nel termine “ardimento” e in una sola parola d’ordine: fede. Lui stesso diceva:
“Per fare del bene ci vuole dell'ardimento, oggi. Nessuna parola sia senza pensiero: nessun pensiero senza anima: fate che nessuna anima di giovane sia senza Dio. Tutte le buone aspirazioni dei giovani vi trovino pronti ad intenderle, e siano confortate e rianimate dallo splendore della nostra fede immortale. Così si fa del bene, così si cammina vivi e moderni e giovani sempre, indirizzando. Date ai giovani la visione della verità e l'amore a Gesù Cristo e alla sua Chiesa e alla Patria intelligenze e cuori verso Dio e i grandi beni della vita[…]. Che le lettere, la scienza, la virtù, insieme pure con l'educazione dello sport, sanamente fatto e cristianamente inteso, tornino ad essere quelle indissolubili sorelle che troppi si adoprano stoltamente a separare”. [18]
E progettava mille occasioni per “edificare Gesù” nella vita di ognuno, facendo della fede il fondamento primario di qualsiasi tipo di discernimento: inventa ad esempio i “ritiri minimi” e chiede la disponibilità a parteciparvi, prendendosi la briga, persino di indicare gli orari dei treni per arrivarci. “Se qualcuno vorrà unirsi a lui […] lo troverà in stazione”
“Vorresti unirti a me in questo ritiro minimo che va dal pomeriggio di sabato, 11 corr., al pomeriggio di lunedì 13? Bisognerebbe ti trovassi alle 15 di sabato a Genova, nell’atrio della stazione Principe, dove sarò a riceverti, o dove troverai un mio sacerdote, che ti sarà facile distinguere, poiché porterà un libro in mano […] se tu vieni dalla Lombardia, vedi che c’è un diretto con terza classe che parte da Milano alle 12,15 e giunge a Genova alle 14,35[…]”[19]
Papa Francesco suggerisce tre sensibilità/principi di discernimento che ritroviamo in don Orione
Papa Francesco, nell esortazione apostolica post-sinodale, sottolinea la necessità, per quanti si fanno carico dell’accompagnamento dei giovani, della cura di tre sensibilità: l’attenzione alla persona, il discernere, l’ascolto degli impulsi.[20]
In un cammino di discernimento spirituale, volto ad aiutare la persona a comprendere la volontà di Dio sulla sua vita è imprescindibile il tempo che a lei si dedica nell’ascolto incondizionato, senza scandalizzarsi, irritarsi o stancarsi mai.
Ricordiamo in proposito la lettera che Don Orione scrive in favore del chierico Riso, nativo di Novi, che viene ritenuto inadatto al seminario per una risposta inadeguata data ad un professore e che per questo viene, troppo frettolosamente giudicato “senza vocazione” o addirittura con la stoffa da eretico. Don Orione, ben lontano dai tratti dell’irritazione o dello scandalo, invita a rivedere la decisione presa e a considerare invece la “storia personale” del giovane:
“O mio buon padre, questo povero chierico non mi pare stoffa da eretico, mi pare che possa diventare un grande santo. Ha patito tanto per amore di nostro Signore ed è tanto affezionato al nostro benedetto padre Rosmini, per cui io penso che abbia avuto da nostro Signore tanta forza e santa rassegnazione[...]. La sua vocazione io l'ho lasciata come a sé, prima, poi nostro Signore l'ha circondata di tante spine, di tante spine, e mi pareva bene che crescesse così. Non c'è nulla sulla sua condotta, anche tutti i superiori dicono che c'è nulla: solo ha sostenuto fin dalla filosofia (ora farebbe la 3 a teologia) alcune idee che parvero non tomiste e fu licenziato l'anno scorso verso Natale[…]. Cosa dite, mio buon padre: potreste allargargli le braccia e farlo vostro figliuolo? Questa mia ve la scrivo dopo avere raccomandata la cosa al nostro caro Signore e alla nostra cara Madonna. Credete che, se non fossi più che tranquillo circa la bontà di vita, non vi avrei scritto[...]”.[21]
Il discernimento spirituale in don Orione si compiva così allargando le braccia e accogliendo tutti con fare paterno senza “spaventarsi dei loro difetti”: tutti ne hanno, e la santità è proprio anzitutto una lotta contro il peccato e i difetti: contro questi ultimi, è da pensare duri tutta la vita. [22]
Inoltre nel discernimento spirituale è necessario aiutare la persona a discernere la grazia dalla tentazione, avere il coraggio, l’affetto, la delicatezza necessari per aiutarla a riconoscere la verità e gli inganni o i pretesti. Perché a volte le cose che attraversano la nostra immaginazione sono solo tentazioni che allontanano dalla vera strada. E, ancora, occorre ascoltare gli impulsi che la persona sperimenta “in avanti”, il dove vuole veramente andare, al di là della scorza dei gusti e dei sentimenti.
Le tre sensibilità indicate da Papa Francesco emergono chiaramente dal seguente scritto di Don Orione, del 25 luglio 1929, nel quale, il nostro santo, dopo aver ricordato ad un giovane di origine ebraica la cura e la sollecitudine avuta nei suoi confronti (scrive : ho pregato sempre per te ma ho desiderato non interloquire […]) lo aiuta a discernere tra matrimonio e vita consacrata, mettendolo in guardia dal pericolo di fermarsi alle apparenze, di lasciarsi stregare e lo invita ad ascoltare gli impulsi in avanti (dice : mi pare che il tuo spirito abbia bisogno di ben altro […]). Scrive:
“Mio caro figliuolo in Gesù Cristo[…]. Ho pregato sempre per te, ma ho desiderato non interloquire, perché tu fossi più libero di prendere quella strada che, col consiglio del tuo confessore, avessi ritenuto più confacente per la tua vita. Non è affatto vero quanto dici nella tua del 20 corr., che io sia rimasto male impressionato delle tue ultime visite di Roma. Né ti ho messo nessun veto di sposarti, o figlio mio, solo ti ho esortato a non precipitare nella decisione, a riflettervi bene, a pregare e a non lasciarti stregare da sguardi, voci e modi femminili né dalla fugace e caduca bellezza, ma, sovra tutto, di tenere conto dei valori morali: della virtù, della serietà, della vita pia e cristiana. Pregare, e poi decidere come se tu fossi in punto di morte. Non sposare alcuna che ti sia come imposta da altri, chiunque sia; ma che tu sentissi che non facesse per te. Sarebbe poi una catena insoffribile e un martirio per tutta la tua vita. Bada bene che, certo, il tuo cuore non sarà mai colmato da nessuna creatura: la nostra felicità non la avremo che in Dio. Tu poi hai un temperamento fine e animo più fine, e non è facile trovare chi proprio faccia per te. Mi pare anzi che il tuo spirito abbia bisogno di ben altro [...]. Quel divino Gesù che ti ha chiamato alla luce della vera Fede, ho sempre pensato che ti desideri tutto e interamente suo, tutto per sé, 'per servirsi di te, figlio mio, a salvezza di molte e di molte anime! Ma Egli rispetta la tua libertà. Io non credo che per te sia dannoso lo sposare, ma penso che ti sentirai sempre più interiormente e spiritualmente a posto e più felice, in vita e in morte, se tu ti attaccassi all'altare e diventassi, col divino aiuto, un grande salvatore di anime e degli stessi tuoi antichi fratelli di origine. E la SS. Vergine, che è del tuo popolo, e il più bel fiore d'Israele, Ella, che non può certo restare insensibile alla conversione di quelli che sono del suo sangue, non lascerà di essere maternamente vicino a te, ti darà la grazia di lottare da forte e di alzarti a grande virtù e a purezza, e di essere luce, alta luce ai passi verso la Chiesa di Gesù Cristo dei tuoi antichi correligionari. Se tu vieni, io ti prendo con me: a te decidere! Io prego, prega tu pure la Santa Madonna: consigliati, e fa con la libertà di figlio di Dio quanto stimi meglio per l'anima tua. Più chiaro di così non ti potrei scrivere. Qualunque sia la tua decisione sempre Don Orione pregherà per te.” [23]
Uno dei principi di discernimento, in don Orione, è la cura per l’interiorità e la formazione di una sana coscienza
E’ la fede che educa e cura cuore e mente. Il discernimento si fa così cura per l’interiorità. E’ per questo motivo che Don Orione esortava i suoi figli a spendersi perché il cuore e l’anima dei giovani fossero interamente “occupati” da Dio; ad arare Dio “ben profondo nella loro vita”, in modo che non potessero più farne a meno, che non potessero più perderlo.
Il discernimento spirituale, infatti, impone che ci si adoperi per la formazione di una sana coscienza, di una coscienza cioè che sappia nutrirsi degli stessi sentimenti di Gesù Cristo, che conduca ad assumere i criteri delle sue scelte e le intenzioni del suo agire.[24]
Don Orione così si esprimeva: “[…] bisognerà prevenire e premunire la gioventù[…] per portarla a vita pratica cattolica e salvarla. La buona riuscita sarà assicurata […] se noi li educheremo a coscienza, e se formeremo in essi un solido fondamento di fede, e una volontà e un carattere forte e sinceramente cristiano[…].
[….] Ma bisogna avere noi il cuore pieno di Dio e saper educare a Dio il cuore dei giovani, perché è il cuore che governa la vita[…]. Curatene lo spirito, coltivate la loro mente, educate il loro cuore! Studiate i vostri ragazzi, osservateli, meditateli […]” [25]
Il discernimento spirituale si presenta quindi come il sincero lavoro della coscienza, nel proprio impegno di conoscere il bene possibile in base a cui decidersi responsabilmente nel corretto esercizio della ragione pratica, all’interno e alla luce della relazione personale con il Signore Gesù. [26]
“La formazione della coscienza è il cammino di tutta la vita che presuppone una costante cura per l’interiorità che comprende tempi di silenzio, di contemplazione orante e di ascolto della Parola, il sostegno della pratica sacramentale e dell’insegnamento della Chiesa. Inoltre occorre una pratica abituale del bene, verificata nell’esame di coscienza: un esercizio in cui non si tratta solo di identificare i peccati, ma anche di riconoscere l’opera di Dio nella propria esperienza quotidiana, nelle vicende della storia e delle culture in cui si è inseriti, nella testimonianza di tanti altri uomini e donne che ci hanno preceduto o ci accompagnano con la loro saggezza. Tutto ciò aiuta a crescere nella virtù della prudenza, articolando l’orientamento globale dell’esistenza con le scelte concrete, nella serena consapevolezza dei propri doni e dei propri limiti.” [27]
In quanto incontro con il Signore che si rende presente nell’intimità del cuore, il discernimento non può che nutrirsi, sostanziarsi e approfondirsi in un contesto di preghiera. Per questo richiede tempi adeguati di raccoglimento e di silenzio, sia nella regolarità della vita quotidiana, sia in momenti privilegiati, come ritiri, corsi di esercizi spirituali, pellegrinaggi, ecc. Un serio discernimento si nutre di tutte le occasioni di incontro con il Signore e di approfondimento della familiarità con Lui, nelle diverse forme con cui si rende presente: i Sacramenti, e in particolare l’Eucaristia e la Riconciliazione; l’ascolto e la meditazione della Parola di Dio, la Lectio divina nella comunità; l’esperienza fraterna della vita comune; l’incontro con i poveri con cui il Signore Gesù si identifica. [28][29]
Altro principio di discernimento è l’attenzione alla vita sacramentale e a particolari disposizioni interiori
Don Orione, infatti, non perdeva occasione per ribadire l’importanza della vita sacramentale e di pietà: “La Confessione e la Santa Comunione siano frequentissimamente consigliate ai nostri giovani. Ogni giorno sente il corpo il bisogno del suo cibo, e non sentirà l’anima il bisogno del suo Pane, del Pane vivo disceso dal cielo?... il giovane sarà onesto se sarà pio, se frequenterà bene i Santi Sacramenti… Le pratiche di pietà non bisogna renderle pesanti e uggiose: la religione deve essere come un alto raggio di luce che illumina, che riscalda, che fa bene, che è desiderata e che dà vita”. [30]
Aprirsi all’ascolto della voce dello Spirito, fare discernimento spirituale, richiede precise disposizioni interiori e il porsi delle precise domande.
La prima disposizione interiore è l’attenzione del cuore, favorita da un silenzio e da uno svuotamento che richiede un’ascesi (esercizio, allenamento). Altrettanto fondamentali sono la consapevolezza, l’accettazione di sé (infatti è importantissimo il lasciarsi riconciliare dal Signore con se stessi, con il proprio passato, con gli altri, chiedendo il risanamento delle relazioni e delle ferite interiori) e il pentimento, uniti alla disponibilità di mettere ordine nella propria vita, abbandonando quello che dovesse rivelarsi di ostacolo, e riacquistare la libertà interiore necessaria per fare scelte guidate soltanto dallo Spirito Santo. Un buon discernimento richiede anche attenzione ai movimenti del proprio cuore, crescendo nella capacità di riconoscerli e dar loro un nome.
Infine, il discernimento richiede il coraggio di impegnarsi nella lotta spirituale, poiché non mancheranno di manifestarsi tentazioni e ostacoli che il Maligno pone sul nostro cammino. [31]
Un altro principio di discernimento è condurre a decisioni responsabili
Il discernimento come dimensione dello stile di vita di Gesù e dei suoi discepoli permette processi concreti che puntano a uscire dall’indeterminatezza assumendo la responsabilità delle decisioni. I processi di discernimento non possono quindi durare indefinitamente, sia nei casi di percorsi personali, sia in quelli comunitari e istituzionali. Alla decisione segue una fase altrettanto fondamentale di attuazione e di verifica nella vita quotidiana. Sarà quindi indispensabile proseguire in una fase di attento ascolto delle risonanze interiori per cogliere la voce dello Spirito. Il confronto con la concretezza riveste una specifica importanza in questa fase. In particolare, varie tradizioni spirituali segnalano il valore della vita fraterna e del servizio ai poveri come banco di prova delle decisioni assunte e come luogo in cui la persona rivela pienamente se stessa.[32]
Fare un passo, fare una scelta, è in qualche modo rischiare. Poi, in realtà, si scopre che il Signore è più generoso del nostro piccolo passo, ma se non lo facciamo non lo possiamo sperimentare. La fede è vivere in uscita, è assumere il rischio di perdere la vita per salvarla.Il frutto di tutto questo processo è la pace, profonda e vera, che è il segnale che qualcosa sta andando nella buona direzione. E la pace è sinonimo di gioia, anzi è frutto dello Spirito insieme all’amore e alla gioia. Quando Papa Francesco parla di “gioia del Vangelo” intende proprio quello che proviamo quando sentiamo che ci stiamo muovendo secondo le indicazioni dello Spirito Santo e verso ciò a cui il Signore ci chiama. Questa pace arriva anche nelle situazioni più dolorose. Dice infatti Gesù: Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non come la dà il mondo io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore[33]
La gioia da cercare e da accogliere – la gioia del Vangelo - è quindi posta come punto di riferimento essenziale, come criterio di verifica esistenziale di ogni discernimento e decisione a livello individuale ma anche per la Chiesa nel suo insieme.
Il discernimento spirituale /vocazionale all’interno dell’ISO
Considerando che il discernimento spirituale comprende anche quello vocazionale, e che i due aggettivi “spirituale e vocazionale” applicati alla parola “discernimento” indicano due diverse dimensioni della medesima realtà: la ricerca, la conoscenza e la decisione per la volontà di Dio, il presente lavoro si sofferma, ora, a considerare i dinamismi che caratterizzano il discernimento all’interno dell’Istituto Secolare Orionino.
Nel solco del carisma del nostro Fondatore, dopo aver costruito a livello personale una relazione significativa, nell’Istituto Secolare il cammino di discernimento si snoda attraverso cinque tappe:
Il tempo della conoscenza:
è un tempo di durata variabile che ha per scopo la conoscenza reciproca tra la persona e l’Istituto, nonché il discernimento della volontà di Dio. [34] In questa fase ogni scambio è volto a condurre la persona a prendere coscienza che la vocazione è la chiamata dell’amico Gesù e che agli amici , quando si fa un regalo, si regala il meglio. Papa Francesco nell’esortazione post-sinodale dice che il “discernimento di amicizia” è quello che va proposto ai giovani come modello per capire qual è la volontà di Dio per la loro vita e che occorre condurre i giovani a comprendere che se il Signore ha deciso di regalare loro una grazia, un carisma, lo fa perché essi si trasformino in persone in grado di lasciare un’impronta nella storia, perché si trasformino in persone felici ed entusiaste.[35] Don Orione ci direbbe che quello che l’Istituto ha identificato come il tempo della conoscenza è il tempo in cui si prepara “insensibilmente il terreno” , si aiutano e si dispongono le anime ad accogliere la chiamata di Dio, si seminano fede e pietà, si studia l’indole della persona, il suo carattere, le tendenze, le doti con lo stesso amore proprio di una madre; li si prepara con qualche parola, con qualche incarico di fiducia, in modo da poter poi rivolgere la fatidica domanda: - Non ti piacerebbe consacrarti al Signore per salvare anime?[36]
Il tempo dell’accoglienza:
si tratta di un primo periodo di formazione (normalmente 2 anni) che inizia col rito dell’Accoglienza, momento nel quale l’Istituto accoglie comunitariamente l’aspirante al suo interno e la accompagna, affiancandole la formatrice, perché cresca nell’aspirante l’impegno nella pratica dei consigli evangelici [37] E’ questo il tempo in cui occorre prendere coscienza che il regalo della vocazione è un regalo esigente. Papa Francesco sostiene che “i regali di Dio sono interattivi e per goderli bisogna mettersi molto in gioco, bisogna rischiare.” Non si tratta di obbedire a doveri imposti dall’esterno ma di fare delle scelte che portino a maturazione il regalo e a far sì che questo diventi un dono per gli altri, poiché quando il Signore suscita una vocazione non pensa solo a quello che la persona è ma a ciò che la persona, insieme a Lui e agli altri potrà diventare.[38] E’ il tempo in cui si acquisisce la consapevolezza che la consacrazione secolare “non è una via di mezzo tra la consacrazione religiosa e la consacrazione battesimale”, che l’incorporazione all’Istituto Secolare “non è una consacrazione individuale ma una vocazione a condividere e incarnare un carisma riconosciuto come bene ecclesiale” e che si deve instaurare una “relazione fondante” con l’Istituto poiché esso è fraternità che aiuta e sostiene la vocazione dei membri, luogo di formazione e di comunione, aiuto concreto per perseverare nella vocazione. [39]
Il tempo della formazione specifica:
(dura in genere due anni, con una possibile proroga di un altro anno) E’ il tempo in cui l’aspirante promette di vivere in castità, povertà , obbedienza e speciale fedeltà al Papa, secondo la Regola dell’Istituto, rimanendo, però, libera di lasciarlo qualora capisse di non essere sulla strada pensata per lei da Dio Padre. E’ il tempo in cui l’aspirante costruisce la sua identità come orionina, approfondendo la conoscenza della storia e della spiritualità di san Luigi Orione, anche attraverso contatti personali con Religiosi, Suore ed istituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza. [40] Come direbbe Papa Francesco, è il tempo in cui la giovane “mette in contatto il suo desiderio di infinito con l’amicizia incondizionata che Gesù offre”[41]E’ questoil tempo di “suscitare e accompagnare processi, e non di imporre percorsi” E’ questo il tempo in cui la giovane è aiutata e guidata a costruire la sua identità di consacrata secolare, sviluppando la sua capacità di vivere la sua specificità dentro le situazioni della vita ordinaria.
- “Dentro il cuore: in quel mondo di affetti, di sentimenti, di emozioni e di reazioni che si accendono nella rete delle relazioni interpersonali e in quella convivenza che forma il tessuto del vivere quotidiano;
- Dentro la casa: conoscendo e soffrendo i problemi familiari, come quelli della nascita e della morte, quelli della malattia e della sistemazione, quelli della spesa e del condominio;
- Dentro le strutture: nella difficoltà delle contraddizioni, nella tentazione di andare contro coscienza, nella mischia delle rivalità;
- Dentro le situazioni: nel continuo impegno del discernimento, nella perplessità delle scelte a volte segnate dalla sofferenza;
- Dentro la storia: nell’assunzione di responsabilità nell’ambito sociale, economico, politico, nell’attenzione ai segni dei tempi, nella condivisione del rischio comune, nell’arduo impegno della speranza”.[42]
Il tempo della prima consacrazione:
è il momento in cui si diventa membri effettivi dell’Istituto. Tale consacrazione deve essere rinnovata ogni anno, per almeno cinque anni e comporta l’impegno di vivere nell’Istituto Secolare Orionino, in comunione con i suoi membri, aderendo a Gesù Crocifisso, in fedeltà alla Chiesa e al Papa “nel mondo e con i mezzi del mondo”, nel servizio dei fratelli più poveri, per l’avvento del Regno di Dio. [43] E’ il momento in cui ci si impegna a “vivere da contemplativi nel mondo, accanto ad ogni uomo, con simpatia e dentro ogni avvenimento, con la fiducia e la speranza che derivano da una relazione fondante con il Dio della storia. Per questo il rimanere nel mondo è frutto di una scelta, una risposta a una specifica chiamata: è assumere questa dimensione dello stare dentro, dello stare accanto, del guardare il mondo come realtà teologica, nella quale si intrecciano dimensione storica e dimensione escatologica. Ciò richiede un notevole sviluppo di quella qualità umana, tanto proclamata oggi, che è la capacità di com-partecipazione.”[44]
Il tempo della consacrazione perpetua:
è il momento dell’incorporazione definitiva all’Istituto. E’ l’avvio di uno stato di conversione permanente, che dura tutta la vita e che per la perseveranza nella fedeltà alla scelta fatta è una grazia preziosissima che deve essere implorata, meritata e custodita continuamente nella preghiera.[45] Don Orione in proposito ci ricorda che il pericolo più grande contro la vocazione è l’abitudine, l’inclinazione ad assuefarsi a tutto, il vivacchiare “[…] Il tempo, e gli anni, mettono sopra il nostro fervore, se non si sta attenti, la polvere, la stanchezza, la insensibilità; il fervore si affievolisce, si diventa nec nec, freddi se non stanchi di servire Dio[...] Che grande pericolo, questo, figli miei![...] L'avrete sperimentato anche voi che la vostra vocazione è più bella, vi dà più gioia quando è seguita da maggior fervore, da generosità[...] Quando si molla, quando si abbandona il fervore, allora comincia a diventare noiosa, senza gusto, e si fanno le cose di Dio negligènter, (negligentemente)[...]! Che grande modello la Madonna! [...] Come cantava le lodi di Dio: pensiamo al Magnificat![...] Che ardore, che canto, che poesia, vera poesia; non le nenie dei poeti della terra[...] Quella era la poesia di Dio![...] La Madonna con che fervore andò a servire la cugina Elisabetta; con che slancio si recava ogni anno a Gerusalemme, facendo tanta strada a piedi verso il tempio del Dio vero e tre volte santo[...] Che fervore nella pietà, che fervore nella carità![...] La vita della Madonna santissima ben meditata è una sorgente di dolci affetti verso Dio, di desideri di andare avanti con fervore, con cuore ignìto, nella pratica delle virtù cristiane e religiose[...] Guardare, guardare alla Madonna, per attingere da lei lo spirito della Congregazione, per imparare da lei a servire il Signore con cuore magnanimo in tutti i giorni della nostra vita[...]” [46]
I consacrati pionieri e guide oltre il visibile
Si tratta, come si può ben comprendere, di un percorso organico, strutturato, provvidenziale, teso a far raggiungere, a coloro che aspirano a far parte dell’ISO, una consapevolezza, la più matura possibile, della chiamata ricevuta dal Signore, per un servizio più pieno al Regno di Dio, attraverso la fedeltà alla Chiesa e il servizio ai poveri, con la luce e la forza che scaturiscono dal dono ricevuto cioè dalla partecipazione al carisma del Fondatore. Un cammino impegnativo, per coraggiosi, per anime intrepide, per ferventi operatori della Carità, nell’umiltà e nella dedizione allo Spirito che fa nuove tutte le cose e che realizza il “Cristo totale” in tutti i tempi, conquistando le anime attraverso altre anime.
E’ per questo che il discernimento, segnatamente quello vocazionale, si colloca come strumento prezioso di indirizzo e orientamento per i chiamati che cercano chiarezza, per i distratti che preferirebbero fare orecchie da mercante ma che sentendo dentro una profonda inquietudine, non riescono ad ignorarla.
A chi chiederanno consiglio tante anime che non si sentono appagate dalle seduzioni e dai sogni artificiosi del mondo, che cercano verità e non la trovano “on line”, né tra gli amici? Chi darà a tanti disorientati almeno la possibilità di tener tra le mani la bussola giusta? Potranno i ciechi del nostro secolo guidare altri ciechi e indicar loro il cammino? No. L’unica chance, la permanente chance per la Chiesa di tutti i tempi, anche dei nostri, è che anime innamorate di Gesù, il Cristo, che hanno aperto gli occhi alla Verità e alla Luce, accompagnino i processi di discernimento con delicatezza quando occorre, e con decisione quando occorre, senza giudizi nè condanne per le persone (ma per il peccato sì, ma per l’errore sì) e insegnino loro a vedere oltre il visibile, a vedere non con gli occhi materiali, ma col cuore.
Vorrei concludere questo modesto lavoro con una citazione da un libretto capolavoro per i piccoli (ma non solo per loro): “Il piccolo principe” di Antoine de St. Exupérry. Al XXI capitolo, il principe ragazzino, che, proveniente da un viaggio tra gli asteroidi, ha incontrato vari “tipi” umani ciascuno con le sue fìsime, ciascuno confinato in un suo asteroide personale, si imbatte sulla Terra in un personaggio singolare e affascinante: una volpe, una comunissima volpe che vive cacciando le galline che gli uomini di un villaggio allevano in campagna e guardandosi dai cacciatori che cercano di sbarazzarsene. Il ragazzino vorrebbe giocare con la volpe, perché si sente triste, ma la bestiola rifiuta perché dice di non essere addomesticata. Segue tra i due un dialogo molto bello, con considerazioni semplici e toccanti sull’importanza di uscire dall’anonimato della moltitudine, per identificarsi in una conoscenza personale che intrecci nuove relazioni, le sole che rendono amici gli estranei e indispensabili gli amici stessi. Infatti ciò che conta, ed è questo il segreto che la volpe comunica al piccolo principe alla fine del capitolo, ciò che è essenziale è invisibile agli occhiperché attiene al cuore, all’interiorità della persona.
Ecco, mi pare che questo creare legami invisibili di conoscenza e di affetto tra noi consacrati e con coloro che hanno bisogno del nostro servizio per aprire gli occhi sull’Invisibile, sia quello che Don Orione ha fatto mirabilmente e che il Signore chiede a noi di riprodurre creativamente e originalmente con la sua grazia e con l’aiuto della Vergine.
Per questo invochiamo il dono dello Spirito.
Bibliografia
SINODO DEI VESCOVI XV ASSEMBLEA ORDINARIA, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Documento finale. Il frutto dell’Assemblea Sinodale, Elledici, Torino 2018.
FRANCESCO, Christus vivit. Esortazione Apostolica Postsinodale ai giovani e a tutto il Popolo di Dio, LEV, Città del Vaticano 2019.
CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETA’ DI VITA APOSTOLICA, Consacrazione e Secolarità. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sugli Istituti Secolari, LEV, Città del Vaticano 2017.
O. BARBARINO, Z. TRENTI, Secolarità e Consacrazione. Elogio della vita quotidiana, Elledici, Torino 2015.
G. PICCOLO, Testa o Cuore? L’arte del discernimento, Figlie di S. Paolo, Milano 2017.
E. BIANCHI, L’arte di scegliere. Il discernimento, Edizioni S. Paolo srl, Milano 2018.
V. ALESIANI (a cura di), San Luigi Orione. Sole o tempesta? Lettere ai giovani, Gribaudi, Milano (2004).
V. ALESIANI (a cura di), San Luigi Orione. Da vero amico. Lettere ai laici, Gribaudi, Milano (2004).
[1] Francesco, Formazione al discernimento spirituale – Il Video del Papa – Marzo 2018 in https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=video&cd=1&cad=rja&uact=8&ved=0ahUKEwjdmPDfl7_iAhXN0KQKHZ_uClwQtwIIKDAA&url=https%3A%2F%2Fwww.youtube.com%2Fwatch%3Fv%3DZmAUWAxzSvU&usg=AOvVaw27iRrVf2vRyg7rO-LwPf9D (28 maggio 2019).
[2] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale>>, n. 104, in (28 maggio 2019).
[3] E. Bianchi, La bisaccia del mendicante>>, in Jesus (ottobre 2016)
[4] 1Ts 5,21
[5] Francesco, Incontro con gli studenti dei collegi ecclesiastici romani, Discorso del Santo Padre Francesco, Aula Paolo VI, Venerdì 16 marzo 2018>>, in (28 marzo 2019).
[6] F. PELOSO, Lettera Circolare>> (28 agosto 2007).
[7] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale>>, n. 106, in (28 maggio 2019).
[8]Cf. L. I, 237ss.
[9] Scritti 47,137
[10]Scritti 42,21
[11] A. Campagna, Dare la vita cantando l’amore, vita di S. Luigi Orione>>, Shalom 2008, 235
[12]Scritti 42,138
[13]Scritti 42,138
[14]Cf. L. II, 23-24
[15] PODP, Il discernimento vocazionale nella pastorale giovanile, in Id,.Progetto orionino di pastorale giovanile – vocazionale>> Velar, Bergamo 2007, 114.
[16] Pontificia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche, Nuove vocazioni per una nuova Europa (in verbo tuo). Documento finale del Congresso sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata in Europa, Roma, 5-10 maggio 1997. (Roma, 8.12.1997), punto 22b
[17]Scritti. 47,218
[18]Scritti 26, 164
[19]Scritti. 47,271
[20] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit>>, n. 291-294, in
(28 maggio 2019).
[21]da lettera del 12-XI-1902 D.O. III, 678
[22] Vita di don Sterpi, 1961, 1 70
[23]Scritti 47,134
[24] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit>>, n. 281-282, in
(28 maggio 2019).
[25]Scritti 51,20ss
[26] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale>>, n. 109, in (28 maggio 2019).
[27] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale>>, n. 108, in (28 maggio 2019).
[28] Ivi n. 110
[29] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit>>, n. 283-284, in
(28 maggio 2019).
[30]Scritti 51,20ss
[31] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale>>, n. 111, in (28 maggio 2019).
[32] Sinodo dei Vescovi – XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale>>, n. 113, in (28 maggio 2019).
[33] Gv 14, 23 ss
[34] Istituto Secolare Orionino, Regola di vita>> art. 57-58. Velar, Bergamo 1997.
[35] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit>>, n. 287-288, in
(28 maggio 2019).
[36] D.O. I, 372.
[37] Istituto Secolare Orionino, Regola di vita>> art. 59-60. Velar, Bergamo 1997.
[38] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit>>, n. 289, in
(28 maggio 2019).
[39] Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, 2. Consacrazione secolare, in Id.Consacrazione e Secolarità>>, Libreria Editrice Vaticana 2017, 10-13.
[40] Istituto Secolare Orionino, Regola di vita>> art. 61-66. Velar, Bergamo 1997.
[41] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit>>, n. 290, in
(28 maggio 2019).
[42] Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, 3. Secolarità consacrata, in Id.Consacrazione e Secolarità>>, Libreria Editrice Vaticana 2017, 13-14.
[43] Istituto Secolare Orionino, Regola di vita>> art. 67-72. Velar, Bergamo 1997.
[44] Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, 3. Secolarità consacrata, in Id.Consacrazione e Secolarità>>, Libreria Editrice Vaticana 2017, 13-14.
[45] Istituto Secolare Orionino, Regola di vita>> art. 73-75. Velar, Bergamo 1997.
[46] DOLM, 210