Ha quindi ricordato alle consacrate ciò che la Chiesa attende da ciascuna di loro:
- portare la gioia, mostrando che Dio è capace di colmare il cuore dell'uomo e di renderlo felice;
- svegliare il mondo;
- creare luoghi in cui si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell'accoglienza della diversità, dell'amore reciproco;
- divenire esperti di comunione;
- uscire da se stessi per raggiungere le periferie esistenziali;
- compiere gesti concreti di accoglienza dei rifugiati, di vicinanza ai poveri, di creatività nella catechesi, nell'annuncio del Vangelo, nell’ iniziazione alla vita di preghiera.
- Interrogarsi su quello che Dio e l'umanità di oggi domandano.
Il testo finale della lettera è un invito a camminare insieme: perché “camminare insieme è sempre un arricchimento e può aprire vie nuove a rapporti tra popoli e culture che in questo periodo appaiono irti di difficoltà… Occorre accogliere cordialmente e con gioia la vita consacrata come un capitale spirituale che contribuisce al bene di tutto il corpo di Cristo. La vita consacrata è dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa”.
Il gruppo ha anche incontrato Don Paulin Preka, fratello sacerdote della nostra sorella Maria. Don Paulin Preka si prepara a partire per la missione in Kenya. Insieme si è vissuto un momento fraterno di condivisione che poi è culminato nella celebrazione eucaristica. Il gruppo ha quindi offerto un piccolo dono e in particolare una tovaglia per l'altare ricamata da Nora,una delle componenti del gruppo. Don Paulin ha sottolineato l'importanza di questi momenti di fraternità come dono da coltivare perché è nella fraternità che si costruisce lo spirito di famiglia e si porta frutto.