Il primo intervento è stato affidato a don Rossano Sala, SDB .
Il Sinodo è sicuramente un evento importante anche se non sarà la soluzione di tutte le questioni aperte nella relazione tra la Chiesa e i giovani, ma sicuramente una occasione propizia per metterci seriamente in discussione.
Don Rossano ha indicato tre provocazioni da accogliere, posto che non c’è mai, dal punto di vista biblico, vocazione senza provocazione.
Dio provoca nel senso che disorienta radicalmente per poi riorientare in maniera del tutto inaspettata . Ogni vocazione in questo senso è sempre un cammino di riconfigurazione dell’esistenza.
Prima provocazione è la necessità di mettersi in ascolto dei giovani.
Seconda provocazione è passare dal “chi sono io?” al “per chi sono io?”, in quanto Il discernimento vocazionale non avviene rinchiudendosi nella propria interiorità per cercare la propria identità in forma intimistica e autoreferenziale , ma aprendosi al senso e all’orientamento della propria esistenza in forma “estatica” e “eccentrica”.
Terza provocazione è considerare le nuove tecnologie una sfida che non si può eludere: non si può non tenere conto dell’impatto di esse nella realtà giovanile, per cui è necessario crescere in una vera e propria cultura digitale.
Don Rossano ha poi indicato tre invocazioni , intese come desideri, tensioni, richieste, aperture. Non si arriva a nessuna vocazione senza invocazione , nel senso di tensione verso ciò che si desidera.
Prima invocazione è la centralità della fede, cuore pulsante del Sinodo: la fede, in quanto partecipazione al modo di vedere di Gesù è la fonte del discernimento vocazionale, perché ne offre i contenuti fondamentali, le articolazioni specifiche , lo stile singolare e la pedagogia propria ( Documento preparatorio seconda parte)
Seconda invocazione è la necessità di assumere l’abitus del discernimento: è proprio del discernimento la capacità di intuire ciò che viene da Dio e ciò che viene dal Maligno.
Terza invocazione è la qualità degli adulti , premessa per ogni accompagnamento. Gli adulti per poter accompagnare i giovani nel discernimento vocazionale devono possedere alcune caratteristiche: avere una chiara identità umana, una solida appartenenza ecclesiale, una visibile qualità spirituale, una vigorosa passione educativa , una profonda capacità di discernimento.
La vocazione non è mai solitaria e individuale ma è sempre una convocazione, una chiamata ecclesiale, un appello alla comunione come via privilegiata per l’educazione e l’evangelizzazione.
Convocare un Sinodo sul tema dei giovani è innanzitutto chiamare a rapporto l’intera comunità ecclesiale perché la questione dei giovani non è un affare di pochi specialisti ma un appello rivolto a tutti. È importante chiedersi quale Chiesa è in grado di essere significativa per i giovani di oggi? Qual è lo stile giusto per avvicinarsi a loro ? Quale deve essere l’impegno di tutti per entrare in sintonia con il mondo giovanile ? In che modo annunciare il Vangelo ai giovani?
Il secondo intervento è stato affidato a sr Elena Bosetti che ha sottolineato come sia necessario cantare a due voci , quella maschile e quella femminile , il Vangelo. Ha approfondito in particolare il ruolo e la missione che le donne hanno nei Vangeli.
Gli evangelisti sono concordi nell’attestare la presenza delle discepole di Gesù quando la loro testimonianza è l’unica possibile circa gli eventi supremi della morte e risurrezione del Maestro. Infatti, diversamente dai discepoli, loro c’erano sul Golgota e sanno bene dove è stato sepolto il corpo di Gesù. Ma queste donne non fanno la loro prima comparsa sotto la Croce. Erano lì perché c’erano anche prima , fin dall’inizio: “quando era in Galilea , lo seguivano e lo servivano “ Mc 15,41
Seguire e servire : sono i due verbi chiave del discepolato . Luca non aspetta il Golgota per ricordare la presenza delle donne accanto a Gesù . Lo ricorda assai prima, in un passaggio chiave per il contesto di evangelizzazione. Le presenta insieme ai Dodici al seguito di Gesù in Galilea , come discepole e diaconesse (Lc8,1-13) . Queste donne , in particolare “le Tre” sono di un’audacia impressionante . Contravvengono alle convenzioni sociali , si coinvolgono pienamente. Gesù di Nazaret sfida la cultura religiosa dominante non solo perché si lascia toccare da donne peccatrici, ma ancor più perché le associa alla sua missione, alla sua opera evangelizzatrice . Tra le donne che il primo giorno dopo il sabato di buon mattino si recano al sepolcro , i Vangeli concordano nel menzionare al primo posto Maria di Magdala . Per Giovanni è la protagonista della prima apparizione del Risorto, da lui chiamata per nome e inviata come apostola della sua risurrezione e ascensione al Padre: è la prima testimone oculare, può dire per prima: “ Ho visto il Signore “Gv20,11-18
sr Elena ha quindi proposto un percorso nel Vangelo di Giovanni, dove Maria di Magdala entra in scena proprio quando impallidisce e si abbuia la figura di Pietro.
Lui esce di scena al canto del gallo, dopo il triplice rinnegamento (Gv18,12-27), lei invece entra in scena sul Golgota , presso la croce di Gesù , con la Madre, le altre donne e il discepolo amato (Gv19,25)