Dio fa storia con i nostri deserti
I passi delle letture di oggi ci introducono nella prima domenica di quaresima: Dio fa la storia con i nostri deserti. L’essenzialità del vangelo di Marco ci sprona a ritornare all’essenziale. Scrive l’evangelista: “lo Spirito lo gettò fuori nel deserto” (Mc 1, 12). Dio sa esporsi più in là . Il deserto è assenza di sicurezza, dove può accadere il "non programmato" Gesù entra nella palestra della nostra vita per stare con i nostri lati più ombrosi. Ecco perché non possiamo sfuggire a noi stessi. Dobbiamo uscire dai nostri “castelli incantati” per sperare una terra promessa. Quanti “castelli incantati” abbiamo? Nel deserto spesso camminiamo nell’aspettativa e dobbiamo per forza di cose mortificare la nostra fame di controllo. Genera stupore che san Marco non specifica affatto il tipo ‹la forma› di prova che Gesù sta affrontando. È come se ci dicesse che la prova non è un ostacolo che si presenta nella vita, anzi è un’occasione. È l’occasione per tirare fuori il meglio di noi stessi, quel "meglio" che fatica a nascere. Il nostro tempo desertico e il Tempo compiuto non sono due tempi diversi. Sono due tempi che si incontrano. Nel deserto delle nostre città dove l’accidia – il subire la vita ma non vivere pienamente – cammina a velocità impressionante siamo chiamati ad accorgerci del Regno di Dio che è qui. Non lasciamoci anestetizzare dalla ricerca di tempi migliori. Ogni tempo è il tempo opportuno, ma anche ogni luogo è luogo opportuno. È Dio che capovolge i nostri criteri. “Girati per favore” dice il Signore amante della vita – ecco la conversione – per accorgerci del Suo passare. Questa è la nostra grande scommessa. Gesù ci precede nei nostri deserti e ci aspetta. Smettiamo dunque di arroccarci sulle nostre sicurezze.
Fr. Kaborepaulvincent fdp.