Siamo "belli" per il Signore (Don G.Masiero)
Omelia di Don Giuseppe Masiero tenuta a Velletri, il 6 agosto 1991, festa della Trasfigurazione,
durante il Rito di consacrazione delle Volontarie di Don Orione
Abbiamo sentito dal testo sacro il fatto della trasfigurazione del Signore. Tutta la Chiesa ha sempre guardato con commozione a questo avvenimento così importante. A me piace dire in modo diverso, prendendo dal testo liturgico del Breviario quello che abbiamo sentito dal Santo Evangelo: la voce che dice "Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". Nel breviario è invece riportata questa frase: "Questi è il Figlio mio prediletto che è tutta la mia gioia".
La celebrazione di oggi che ci ricorda la trasfigurazione del Signore, è un momento di sospensione del miracolo. Noi diciamo che è il miracolo della trasfigurazione. E' una sospensione di miracolo perché il Signore Gesù dovrebbe essere sempre stato presente a noi in questo aspetto glorioso, invece il Signore Gesù ha voluto essere presente a noi, in mezzo alla sua gente, come una persona comune senza nessuna prerogativa speciale, sospendendo appunto quelli che erano i suoi privilegi di Figlio di Dio. Quindi questa trasfigurazione è un miracolo alla rovescia è la sospensione di un fatto miracoloso nei riguardi di Gesù.
Per noi, invece, qui raccolti, si verifica veramente il miracolo cioè una trasformazione dal fatto umano a un fatto soprannaturale, di grazia, di benedizione. Il Signore Gesù guarda a tutte voi che rinnovate la vostra Consacrazione, il vostro impegno contratto la prima volta, guarda a tutti noi che siamo già consacrati e che vogliamo rinnovare il nostro impegno, guarda ai nostri bravi novizi, guarda a questi altri giovani che pensano - e faccio loro l'augurio che avvenga - di poter fare un giorno questa consacrazione. Ecco dico: questo fatto è un capovolgimento umano verso il soprannaturale, perché veramente noi con la consacrazione diventiamo la gioia di Dio.
E notiamo che è Lui che ci ha scelti, non è che noi ci siamo fatti più belli per cui il Signore a un certo momento ci ha scelti. No. Lui ci ha scelti, ci ha voluti così e ci ha detto "Tu devi essere la mia gioia". Perché il significato ultimo, fondamentale, vero, di qualsiasi tipo di consacrazione, quindi dell'offerta completa di se stesso o di se stessa al Signore, è proprio questo fatto, io voglio essere la gioia del Signore, perché Lui mi dà questa grazia.
Qualcuno di noi potrebbe dire: ...ma io sono un povero peccatore, ho tanti difettacci, non sono bello, ho addirittura tanti peccati, nella mia vita passata non tutto è stato chiaro e luminoso... Ebbene gli io direi con quella bella canzonetta napoletana che "ogni scarafone è bello per mamma sua". Avete capito!?
Io non ve lo so dire bene perché non so parlare il napoletano, ma il senso c'è: ogni brutto, ogni bruttone è bello per la sua mamma. Potrà essere brutto rispetto agli altri ma per la sua mamma è bello, è prezioso, è gioioso.
Ecco, noi ci troviamo proprio in questo atteggiamento di fronte al Signore. Il Signore ci guarda, ci ha scelti, ci sceglie continuamente e dice "tu sei la mia bellezza, tu sei la mia gioia". E a noi cosa rimane da fare? Nulla... accettare questo dono e cercare di essere coerenti. Cerchiamo di non sporcarci, di non imbruttirci, cerchiamo, nella nostra bruttura, di stare all'altezza di questa scelta che il Signore fa'.
Nella seconda lettera di S. Pietro (2 Pt. 1,16-19) mi ha colpito quella frasetta "La parola di Dio è lampada che brilla nel buio". E' la lampada a cui noi dobbiamo fare riferimento. Coloro che sono stati un po' con me a riflettere sanno che io ho presentato questo concetto: il peccato, specialmente il peccato di noi anime consacrate è soprattutto questo: buio, è soprattutto caligine, nebbia, difficoltà a camminare; per cui noi cerchiamo di andare avanti a suon di compromessi, ogni tanto cerchiamo di accontentare anche il Signore; è questa vita grigia il nostro peccato (soprattutto). Si c'è anche il peccato mortale, l'offesa sfacciata... ma penso che (mi auguro almeno) che nella maggior parte delle anime consacrate non ci sia questo atteggiamento di ribellione, di arroganza, di prepotenza, di ira contro il Signore che è il peccato cosiddetto "mortale". Però c'è questa confusione, questa mezza luce e mezzo buio, questa mancanza di entusiasmo e allora che cosa succede: ci viene la voglia di piantare tutto, di dire non ce la faccio, non ha senso la mia vita e invece... no, il Signore viene in nostro aiuto e ci dice: "nel tuo buio, ho acceso la lampada, fai riferimento a questa lampada che brilla in questa semioscurità e ricordati che tu sei la mia gioia".
E' un pensiero che conforta molto e vorrei che noi lo mettessimo in fondo al nostro cuore.
Penso che tutti voi abbiate sentito almeno una volta la lettura di quel brano di Don Orione: "Vivo e canto".
A un certo momento Don Orione dice: "Signore io non sono degno ma ho bisogno della tua gioia, della tua felicità".
Io vorrei inoltre che questa sera noi, mentre ci accingiamo a testificare e testimoniare la consacrazione di alcune nostre sorelle, ricordassimo chela consacrazione di coloro che sono in un Istituto Secolare è reale come la mia di religioso. Infatti, se prendete in mano il Diritto Canonico, il titolo della Parte III è "Gli Istituti di vita consacrata": questa qualifica è come un grande ombrellone sotto il quale ci stanno gli anacoreti, vergini consacrate, monaci, religiosi di vita contemplativa, di vita attiva, membri degli Istituti Secolari, membri di vita comune, ecc. Sono forme di vita diverse che però si riconducono ad un unico fatto fondamentale, quello della vita consacrata, cioè quella vita che il Signore ha scelto e ha offerto a queste persone che noi chiamiamo "consacrate".
Vorrei che cogliessimo questo: l'iniziativa non è delle persone consacrate, l'iniziativa è del Signore.E' il Signore che guardando in giù nel mondo, dice "tu sei la mia gioia", io ti consacro.Tu sei la mia gioia: ...e ci prende da qualunque parte del mondo, le più svariate, le più impensate e in qualunque momento della vita. Ma è Lui! E noi cosa dobbiamo fare? Dobbiamo solo dirgli: Signore ti ringrazio che tu hai guardato a me in questo modo amoroso e vuoi che io sia la tua gioia. Signore dammi questa grazia.
"Signore (per pregare con Don Orione) non ne sono degno però dammi la tua gioia, Signore". Questo è fondamentalmente e primariamente il senso della consacrazione. Mi offro al Signore per essere la sua gioia e per essere la mia felicità, in modo che io ci trovi gusto a vivere questa vita umana, ed essere anche la gioia dei nostri fratelli, delle nostre sorelle, della buona gente, del popolo in mezzo al quale noi viviamo e in mezzo al quale operiamo.
Con questi atteggiamenti di ringraziamento al Signore prepariamoci così a testimoniare questa consacrazione delle nostre sorelle che sono parte di quella grande famiglia, di quella "grande pianta", come dice don Orione, che la Piccola Opera della Divina Provvidenza.
Sia lodato Gesù Cristo.
