Domenica, 15 Settembre 2024 17:42

XXIV Domenica del Tempo Ordinario - Meditazione di padre Paul Vincent Kabore, FDP

«Gesù partì con i suoi discepoli verso  i villaggi (…) e per la strada interrogava i suoi» (Mc 8, 27). Il maestro è in strada. La strada diventa una chiesa aperta senza banchi. Il Nazareno ama la strada della vita: strada dei progetti, dei sentimenti, delle aspirazioni e dei desideri. Tutte queste strade hanno una caratteristica in comune: Sono la strada dell'imprevedibilità. Sono l'itinerario dell’inatteso.

Sono il percorso dell’inaspettato. Ed è lì che una parola sotto forma di domanda ci ospita, ci accoglie. Siamo tutti ospitati, accolti, da questo interrogativo: «Ma voi chi dite che io sia»? È come se Gesù ci dicesse: volete giocare tutto su di me? C'entro qualcosa con la tua storia? O meglio, tocchi dentro di te le false immagini che tu nutri di me? «Vivi le domande ora.» Scrive Rainer Maria Rilke.

È nel laboratorio della vita che Dio arriva come una domanda. E Dio rimane sempre una domanda fino alla resa totale di ciascuno di noi. «E cominciò a insegnare loro che il figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato(…), venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8, 31). È l’annuncio che risuona come una fessura nella roccia: Dio è uno che si mette nelle mani di tutti. La follia della croce è la follia dell’amore che si spreca per te. Anche se tu non lo meritavi Gesù di Nazareth si è dato gratuitamente in croce per te (Is 50, 5-9a). Ha pagato il caro prezzo per te. Nessuno è creditore davanti a Dio, siamo tutti debitori. Ecco il fresco annuncio che ci scuote dal di dentro. La domanda posta, Pietro si lancia: “Tu sei il Cristo” (Mc 8, 29). E poi si trattiene: «lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo» (Mc 8, 32). Siamo abbonati a questo sentiero: lanciarsi e trattenersi. È una tensione che portiamo dentro. Ci immedesimiamo in Pietro che vive nella sua pelle questa scossa. Quali sono i suoi – anche nostri - punti di resistenza? Da un lato, abbiamo il gioco dei calcoli eccessivi. Siamo prigionieri delle nostre misure. Dio va oltre le nostre misure. E ci ama senza misura: Dio si è abbassato per tutti. Noi invece ci crogioliamo ad esempio tra una politica abortista e una politica che respinge i migranti. Entrambi, però, sono contro la vita. Amare cristianamente è sempre un amore per gli altri. Amare cristianamente è non smettere di ascoltare la voce dell’altro che ci interpella (Gc 2, 17). D’altro canto, ci sono le nostre false speranze. E ne abbiamo tante. Gesù è il Vangelo folle, che ci mostra il volto di un Dio debole che ci ama fino a dare tutto di sé. E noi, invece, aspettiamo un vangelo che è un tranquillizzante, che ci appaga. Stare dietro a Gesù è non oscurare Gesù. Stare dietro a Gesù è rifiutare l’idea di non essere amabile, di non essere degni di essere amati perché abbiamo una storia fallimentare alle spalle. Gesù non smettere mai di sorprendermi. Così sia! Fr. Kaborepaulvincent fdp.